Bertozzi e Casoni a Siena, nel Nicchio: al via la festa dell’Abbadia Nuova. Nasce l’officina dei vasai

Venerdì 19 maggio, alle 18:30, nell’Oratorio della Nobile Contrada del Nicchio, il Priore Marco Fattorini consegnerà ai Maestri ceramisti Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni il premio Antica Arte dei Vasai, col quale, ogni anno dal 2009, la Contrada intende onorare artisti di grande fama nel campo della ceramica contemporanea.
Il professor Carlo Pizzichini, direttore artistico del Premio, illustrerà le motivazioni dell’attribuzione del riconoscimento agli artisti premiati.

Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni

I Maestri Bertozzi e Casoni sono, attualmente, gli artisti italiani più conosciuti (e quotati) nel mondo per il virtuosismo delle loro opere, che esporranno, per la prima volta a Siena, in una personale nell’ambito della Festa all’Abbadia Nuova, che inizierà dopo la consegna del Premio, per proseguire nei giorni successivi (in fondo all’articolo il programma completo).
La Festa vedrà anche un “Omaggio ad Alberto Cavallini”, che ha dedicato una vita all’arte della terracotta, e una rassegna, cui partecipano ben 127 artisti, dal titolo: “Contenuti, preziosità e minuzie nella scultura ceramica contemporanea di piccole dimensioni”.
Le opere saranno esposte in un padiglione perfettamente recuperato e restaurato della Caserma Santa Chiara, in affitto al Nicchio: un esempio che mostra concretamente come una Contrada sia in grado di conservare in maniera altamente qualificata un bene culturale, non solo per il proprio interesse, ma anche per quello dello Stato e della Città, salvandolo da un inevitabile degrado.
Da notare che tutti gli espositori hanno concordato nel devolvere i proventi derivanti dalle eventuali vendite delle loro opere al progetto del Magistrato delle Contrade a favore di Arquata del Tronto.
Dunque: arte, solidarietà e spirito di servizio alla Città si uniscono in un progetto che intende proporre una rinnovata e più avanzata visione delle nostre Contrade, in alternativa a quel riduzionismo palio-gastronomico, che rischia di far dimenticare come queste nostre secolari istituzioni siano ben altro da un circolo rionale dedito solo al Palio, come pretese di ridurle, nel 1939, il Regime Fascista, facendole afferire all’Opera Nazionale Dopolavoro.
La Festa all’Abbadia Nuova di quest’anno presenta anche un evento significativo, che in qualche modo, rappresenta un evoluzione delle edizioni precedenti, e ne raccogli un’eredità di amicizia con i più importanti nomi della ceramica internazionale.
Si tratta dell’inaugurazione dell’Officina dei Vasai, un laboratorio attrezzato per eseguire le tecniche ceramiche di base, inclusa la modellazione al tornio dell’argilla. Una struttura a disposizione dei soci dell’Associazione Arte dei Vasi della Nobile Contrada del Nicchio ONLUS, costituita nel 2012 in seno alla Contrada per rannodare un filo spezzato: quello dell’operosità creativa, che fu propria di tutti i nostri rioni.
Anche se l’associazione di un’antica Arte con ognuna delle diciassette consorelle è un falso storico o – se volete – una leggenda, pure sulle leggende sono stati fondati addirittura imperi.
Infatti, le leggende pseudostoriche assomigliano a bandiere, che, se esaminate con l’occhio attento di chi le osserva da vicino appaiono solo come un panno colorato, quando sono innalzate alla giusta distanza, uniscono le moltitudini e ne scaldano i cuori.
Nel caso del Nicchio, tuttavia, l’associazione con l’Arte dei Vasai è più fondata, poiché i Santi patroni dell’Arte (almeno fino alla dedica dell’Oratorio a S. Gaetano) furono anche quelli della Contrada per via della presenza di numerose botteghe di vasaio, sorte nelle adiacenze dell’Abbadia Nuova dove i Ss. Apostoli Giacomo e Filippo erano venerati.
Quindi, gli antichi Nicchiaioli furono in gran parte vasai. Rinverdirne la memoria, non solo con eventi celebrativi, ma anche con una sorta d’incubatore, in cui sia possibile muovere i primi passi per chi, magari, della ceramica voglia farne un mestiere, è un progetto per legare passato col futuro, tradizione e innovazione.
L’augurio è che altre consorelle (ciascuna per la sua Arte di riferimento, e nei modi che riterrà di adottare) decidano di intraprendere questa via. Sarebbe anche un modo di testimoniare che le Contrade sono ancora articolazioni della Città-Stato senese, e di soccorrerla, non più le armi della guerra ma con quelle della creatività e dell’amore per la madre comune, su cui incombe il pericolo di un declassamento a borgo d’interesse storico.
Paolo Neri