Bruto e Camillo tornano a casa: le tarsie del Quattrocento svelate a Palazzo Pubblico

Due straordinari pannelli lignei del Quattrocento, raffiguranti gli eroi romani Bruto e Camillo e realizzati da Mattia di Nanni detto del Bernacchino, sono tornati oggi a Palazzo Pubblico, nella Sala del Mappamondo del Museo Civico.

Lì erano stati concepiti secoli fa come parte di un grande scranno ligneo posto sotto la Maestà di Simone Martini, a ornamento della residenza della Signoria di Siena.Le tarsie, di proprietà della Pinacoteca Nazionale di Siena e affidate in deposito al Museo Civico, sono state presentate alla città in una cerimonia ufficiale che ha restituito alla sala un tassello prezioso della sua memoria storica.

 

 

La loro vicenda ha i tratti di una storia avventurosa. Smembrati agli inizi dell’Ottocento e finiti sul mercato antiquario, i pannelli sono riemersi in tempi recenti negli Stati Uniti. «”Nel 1994 – ha ricordato Keith Christiansen, già curatore del Metropolitan Museum di New York – vidi la fotografia di un frammento a Montréal e lo riconobbi come parte dello scranno senese. Poi, tre anni fa, un antiquario del Tennessee ritrovò due pezzi straordinari in una vendita ereditaria. Studiandoli, capimmo subito che appartenevano alla Sala del Mappamondo. Da lì partì il lavoro che oggi li riporta a casa”.

Per Gabriele Fattorini, storico dell’arte, il ritorno ha un valore ancora più profondo: “Queste tarsie, datate 1431, rappresentano Bruto e Camillo, eroi della Repubblica Romana. Ai piedi di Camillo si scorge una piccola Siena, quasi a indicarlo come patrono o fondatore della città. È un dettaglio straordinario che conferma l’altissimo valore politico, stilistico e simbolico di queste opere”.

Il loro rientro è stato reso possibile dall’attivazione del Ministero della Cultura, che le ha acquisite sul mercato internazionale, e dall’accordo con il Comune di Siena, che ha curato trasporto e sistemazione museale.

Oggi, grazie a questa sinergia, i due pannelli non sono più lontani cimeli dispersi, ma tornano a dialogare con i capitani di guerra senesi e con i capolavori pittorici che ornano la Sala del Mappamondo. Un ritorno che non è solo un recupero artistico, ma un segno di identità e memoria civica.

“È una storia affascinante – ha concluso Christiansen – ma soprattutto un guadagno immenso per Siena: questi oggetti hanno un’importanza capitale dal punto di vista politico, stilistico e artigianale. Oggi ritrovano finalmente il loro posto”.