Le parole di chi il Palio lo conosce da sempre, e da sempre conosce anche i contradaioli dei quali ricorda ogni picco di passione, ogni lacrima e ogni sorriso.
Da che so’ nata, vi ho sempre guardati con una certa curiosità . Ho cantato con voi ed esultato ad ogni vittoria, mi ci so’ sentita quasi male dall’emozione e mi so’ fatta il bagno nelle vostre lacrime di gioia. So’ stata accarezzata dalla seta e il cuore mi va’ co’ tamburi che mi fanno vibrà le pietre! Un c’è mai stata una più bella dell’altra, per me so tutte meravigliose, un po’ come una mamma che guarda le su’ figliole e ve lo giuro, potessi, mi battezzerei in tutt’e diciassette. Io so’ una femmina vanitosa, mi garba esse bella e voi vi ci mettete proprio d’impegno con quella collana dorata che mi gira tutt’intorno, sembra che la mi’ fonte brilli ancor di più e tu sapessi che patimento, il giorno dopo, quando me la portan via, però siete sempre a cantà che ‘nella Piazza del Campo ci nasce la verbena’… Ma se un’ mi puliscano ci nasce pe’ davvero.
Quanto mi garba quando berciate, sembra di sta’ nel mezzo a un temporale, alla tempesta, ogni bercio è una parola diversa ma, in fondo, dite tutti la stessa cosa. Però, perdonatemi se fo’ un poinino la nostalgica, ultimamente mi ci fate rimane’ proprio male. Voglio confessarvi che nel cuor mi porto il ricordo di ognuno di voi e ne so’ passati tanti di qui. Io mi ricordo di tutti quelli che ora un’ ci so’ più, dell’omini da prima fila e delle donne che reggevano l’orologi, di quelli più piccini che stavano di dietro a pintare, perché se vai un metro all’indietro è finita!
Forse i più piccini un’ lo sanno, ma v’avrei voluto fa’ vedè che briscole volavano. Il cazzotto a spengilume, dovete sapere, ci s’ha solo a Siena… O meglio, bene come qui, un’ lo tiran da nessuna parte! Perchè? O che domande, perché il cazzotto del Palio fa’ male, ma è un male bellissimo. Perché un’è dolore, è orgoglio. E’ la passione che esplode, i conti che tornano, quel temporale che non è più bercio, è forza e sta nel braccio. E io vi ho visti sai, che dopo un cazzotto, una pinta e un golino, sembrate volevvi più bene e quanti di voi, con la rabbia ormai spenta, si so’ appoggiati a uno dei mi’ colonnini, il sorriso in bocca e il bicchiere in mano, insieme.
Io, che ci so’ sempre stata, mi ricordo dell’agosto 1966 e di quei contradaioli arrestati, mi ricordo il fervore di tutte le contrade che arrivaron da me con i colori mischiati, il tumulto delle loro voci che quel temporale vollero scatenarlo per difendere la loro identità di senesi, per riprendersi la loro libertà di fare il Palio come dev’esse fatto. Oggi, però, mi scende una lacrima fin giù al gavinone. Oggi, vi vorrei vedè arrivà di nuovo tutti da me e io v’abbraccerei uno per uno. Fatevelo di’ da una che c’ha i mattoni vecchi, il problema un so’ quelli di fori che si vogliano mette’ nel mezzo, perché ci so sempre stati, anche se qualcuno un’ se lo ricorda. Il problema so quelli di dentro, che si so dimenticati che il Palio un’è dei senesi… So i senesi a esse’ del Palio.
Con amore,
Piazza del Campo
(Arianna Falchi)