Cesare Brandi e la regia della Pinacoteca: il libro di Bernardina Sani ricostruisce la sua nascita ed i legami con la cultura degli anni ’30. Presentazione questo pomeriggio alla Pinacoteca Nazionale di Siena.
«Anderò in Germania appena inaugurata questa sconfortante Pinacoteca, unica al mondo e, a quanto pare, invisa al medesimo. Dalla Germania verrò in Olanda». Così Cesare Brandi scrive all’amico Ranuccio Bianchi Bandinelli. È l’8 ottobre 1932, venti giorni prima dell’apertura della Pinacoteca Nazionale di Siena, che coincise con le celebrazioni per il decennale della marcia su Roma. Proprio Brandi si era occupato di curare il trasferimento della Galleria dell’Istituto di belle arti e la trasformazione in Regia Pinacoteca, ma non tutti, a leggere queste parole, ne condivideva l’impostazione, in particolare l’allora Soprintendente Pèleo Bacci.
A quel periodo è dedicato il libro di Bernardina Sani, “Cesare Brandi e la Regia Pinacoteca di Siena” (Carocci editore), che sarà presentato questo pomeriggio, 23 novembre, (Pinacoteca Nazionale, alle 16.30) nell’ambito del progetto MuSST (Musei e sviluppo di sistemi territoriali) “La Storia per immagini. La vita quotidiana e il paesaggio a Siena e nel suo territorio”, finanziato dal Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo e curato dalla Pinacoteca Nazionale di Siena – Polo Museale della Toscana, in collaborazione con molte istituzioni culturali. Interverranno, oltre all’autrice, Stefano Casciu, direttore del Polo Museale della Toscana, Anna Maria Guiducci, soprintendente per archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Reggio Calabria, Roberto Barzanti, presidente della Biblioteca degli Intronati.
Nello studio della professoressa Sani emergono così i documenti dell’archivio di Cesare Brandi al quale, giovanissimo, venne affidato l’allestimento e il catalogo del nuovo museo che adottò nuovi criteri museografici, tanto da attrarre l’attenzione della cultura internazionale.
Ma è possibile anche ricostruire gli aspetti storici e artistici della vicenda, gettando nuova luce sui contatti con l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, con gli scrittori di “Solaria” e gli storici dell’arte dell’Istituto Germanico di Firenze.