Un ossimoro, o forse no: il museo e la strada, la tradizione e la ribellione, il linguaggio contenuto negli schemi e quello che gli schemi li rompe totalmente a favore della voce delle piazze, del popolo, dei giovani.
La storia della street art dagli esordi ai giorni nostri, in un’unica mostra che cattura e racconta attraverso le opere di oltre 30 artisti l’evoluzione dell’arte urbana. Al complesso museale Santa Maria della Scala, l’esposizione “SOTTO/SOPRA Arte Urbana: dalla strada al museo, andata e ritorno”, curata da Patrizia Cattaneo Moresi e Michelina Simona Eremita, in collaborazione con 24 Ore Cultura, è visitabile fino al prossimo 29 settembre. Forse per la prima volta nella storia delle numerosissime mostre sulla street art, spesso percepite dagli artisti come un vero e proprio tradimento del loro credo e delle loro pratiche, il Santa Maria della Scala non si presenta oggi solo come Museo, ma è Strada, quella antica, che nei secoli il complesso ospedaliero prima, museale poi, ha inglobato.
“La Strada e il Museo: due universi apparentemente inconciliabili – spiega Cristiano Leone, presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala -. Nella prima c’è la controcultura, la vita vera. Luogo dei passanti, territorio dell’effimero, a volte della degradazione, di un passaggio a volte senza meta, la strada racconta spesso storie di margini e di emarginati. Il Museo, invece, da chi vive la strada è percepito a volte come un nemico, che santifica e rende perenne il gesto artistico, “musealizzandolo”, e quindi in qualche modo privandolo della sua energia, che nasce dal contrasto, dall’opposizione, dalla rivolta.
La mostra ripercorre la storia del movimento artistico che è passato dalle tag e dai graffiti illegali sui treni della metropolitana newyorkese, a diventare una delle espressioni più significative dell’arte contemporanea: democratica e inclusiva, in grado di coinvolgere un pubblico ampio ed eterogeneo. Un vero e proprio successo globale che nell’ultimo decennio ha anche iniziato a imporsi nel mercato dell’arte dove, attualmente, la metà dei dieci artisti più quotati al mondo proviene dalla scena dell’arte urbana. La mostra analizza dunque l’evoluzione della street art da movimento underground all’attuale fenomeno artistico e sociale che coinvolge tutti gli strati della società, prosperando nei festival e nelle mostre, entrando nei musei e nelle gallerie, invadendo il web e i social network, influenzando la moda e la società.
Il percorso espositivo, partendo dalle opere dei pionieri dell’era dei graffiti, arriva ad indagare la grande varietà di stili, tecniche e sensibilità artistiche che oggi sono riunite sotto l’ombrello dell’arte urbana, attraverso un’ampia selezione di alcuni degli artisti più rilevanti della scena contemporanea italiana, francese ed europea.
Senza dimenticare i grandi nomi che hanno portato questo movimento alla ribalta internazionale come Banksy, Obey e JR: è infatti anche grazie alla loro notorietà che la street art è entrata a far parte della scena mondiale dell’arte contemporanea.
A rendere unica la mostra è infatti anche il contesto in cui andrà a inserirsi: le sale espositive ricavate nel complesso museale Santa Maria della Scala che si affacciano su un’antica strada di origine medievale che attraversava l’antico ospedale.
Per non perdere il nesso tra le origini del genere e la sua contemporaneità, accanto all’esposizione di una dimensione più storicizzata dell’arte urbana, un grande spazio sarà dedicato a quella “in progress” così da permettere ai visitatori di immergersi nella street art e vedere gli artisti all’opera. “L’esperienza live all’interno del Santa Maria porta l’arte di strada nell’hic et nunc spostando la lancetta del tempo al presente vissuto dall’artista e dalle persone che assistono alla performance”, spiega infatti Michela Eremita, curatrice della mostra. Madame (10-12 giugno) e Nespoon (17-18 giugno) sono state le protagoniste delle prime performance live. A seguire, il Santa Maria della Scala ospiterà Pischedda (dal 24 al 26 giugno), Mengozzi (dal 5 al 7 luglio), Ettorre (dal 3 al 5 agosto) e Nian (il 28 e il 29 agosto).
Ad arricchire il vernissage in programma una performance di danza che illustra le varie componenti dell’hip hop, indissociabile nella storia dell’arte urbana, attraverso una serie di “battles” e improvvisazioni di 6 ballerini e performer: Vanessa Bellini, Gabriele Cesaretti, Beatrice Genovesi, Daniele Lardieri, Mattia Zerlotin, sotto la leadership di Lorenzo Martelli. Ugualmente fondamentale per l’arte urbana, anche la componente musicale è all’onore, con una performance di Djing ad opera di Simone Maurri, che consentirà ai performer e ai visitatori di percorrere un viaggio nella storia del genere e dei suoi sottogeneri.
Non solo, come anello tra la parte storicizzata e quella “in progress”, saranno esposti i cartelli stradali trasformati a due riprese dall’azione dell’artista francese Clet Abraham, noto esponente della “sticker art”, che consiste nel modificare la segnaletica stradale principalmente con degli adesivi. Le installazioni di Clet Abraham furono ritirate e sequestrate dall’Amministrazione comunale di Siena, in quanto non autorizzate. Al contempo, la figura di questo street artist oscilla tra azione “clandestina” e “istituzionale”, se si pensa al sorriso installato sul Palazzo Pubblico della città del Palio nel 2015.
Per il finissage della mostra, la Fondazione accoglierà la Scuola Santa Rosa di Firenze, scuola di disegno libero fondata, qualche anno fa, dagli artisti Luigi Presicce e Francesco Lauretta.