Il canto “E mentre Siena dorme” è uno dei più conosciuti della tradizione popolare senese. Nelle parole del testo ci sono tanto orgoglio e tanto amore
Presentare “E mentre Siena dorme” il giorno dopo la festa di Capodanno è un paradosso. Di certo ieri sera la città ha di poco dormito e di molto bisbocciato. Siamo sicuri, però, che in qualche angoletto nascosto, se non disturbato da rumorosi petardi o da sciabolate di champagne, un pochino di quel silenzio che solo Siena sa dare è stato possibile trovarlo anche il 31 dicembre. La nostra città è capace di momenti di quiete magici, che siano quei tre secondi prima che i cavalli escano dall’Entrone per il Palio o quelle notti invernali piene di nebbia dove pure i passi sono attutiti. Chi di noi non si è mai trovato a un’ora tarda a fare i conti con lei, la “madre terra” di tutti i senesi, la Piazza del Campo. Chi non ha mai alzato lo sguardo alla Torre, freccia di pietra nel cielo, per esprimere quell’unico desiderio: la vittoria. Come se fosse una stella cadente perpetua, a cui puoi rivolgere le tue speranze, i tuoi amori e le tue passioni. Lei, la Torre, si riserva sempre di dare risposte, specialmente d’inverno. Solo due volte all’anno si esprime, facendo diventare i desideri realtà proprio lì, sotto ai suoi piedi, lì da dove erano partite quelle speranze di vittoria. Per la Torre e per la Piazza, oltre che per la indiscutibile bellezza, c’è per questo una decisa reverenza da parte dei senesi.
Questo canto ne è la prova. E’ un inno al fulcro del Centro storico, al nocciolo della possibile esplosione di libidine. C’è l’inverno nella prima parte e l’estate nella seconda, dove risuona, infatti, quella melodia che poi tutte le contrade usano a modo proprio andando dietro il cavallo. La parte più curiosa è da sempre quella dove viene evocata la verbena, una pianta totalmente assente dal contesto in cui è inserita. Secondo il Falassi, l’unico collegamento possibile di questa erba medicinale con Piazza del Campo e il Palio è dovuto alle sue apparenti proprietà magiche. Oppure, molto più razionalmente e, ahimè, meno poeticamente, è che le rime con Siena sono limitate, quindi gli anonimi autori sono stati un po’ obbligati. Sarebbe stato brutto accostare alla nostra città parole come “catena”, “falena” o “apericena”. Almeno con “verbena” abbiamo un tocco di mistero e l’idea che qualcosa nasca nella Piazza è sicuramente un’immagine felice. Il centro delle passioni dei cittadini e dei contradaioli non può che essere un luogo “fecondo”. In questo canto c’è un tale amore viscerale verso Siena da indicarla come la città più bella di tutte. La prima, quella che lascia dietro tutte le altre al bandierino e che trionfa a nerbo alzato.
A livello musicale sembra che alcuni studiosi, come il De Cristofaro, accostino “E mentre Siena dorme” a musiche medievali, addirittura ai canti gregoriani. Se la prima parte, quella in cui si descrive la Piazza, è più calma e melodiosa, la seconda presenta un crescendo, ottenuto con i vari raddoppi di linee vocali, che la rendono gagliarda e baldanzosa. La canzone, chiamata anche “del capitano”, è, a livello musicale, vicina a quella “di Genesio”, da cui, secondo alcuni esperti, è derivata.
Questo canto riunisce tutti i senesi, visto che è la “mamma” di tutte le altre versioni contradaiole. Lo presentiamo il primo giorno del 2017 sperando che sia di buon auspicio a Siena e ai suoi cittadini. Affinché questi siano nuovamente riflessivi e combattivi.
E mentre Siena dorme tutto tace, e la luna illumina la torre
Senti nel buio, sola nella pace, sommessa Fontegaia
Che canta una canzon, d’amore e di passion…
Nella Piazza del Campo
Ci nasce la verbena
Viva la nostra Siena
Viva la nostra Siena
Nella Piazza del Campo
Ci nasce la verbena
Viva la nostra Siena
La più bella delle città!
Emilio Mariotti
(Riferimenti bibliografici / Aa.vv.- Di Siena la canzone, Nuova Immagine ed. Siena 2004 / A. Falassi – Per Forza e Per Amore, Bompiani 1980)