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Ebrei senesi arrestati nel ’43: la storia dei Valech

Il 6 novembre 1943 oltre venti ebrei senesi arrestati il giorno precedente nelle proprie abitazioni in città, tra cui bambini e anziani, dopo aver trascorso la notte in una caserma in Piazza d’Armi sono pronti per essere trasferiti. Alcuni vengono rilasciati, forse perché considerati ebrei “misti”, gli altri vengono portati a Firenze mentre nei verbali si registra solo che sono stati “trasferiti in altra località”. A Firenze trovano ad attenderli un treno che, dopo un interrogatorio a Bologna, li porta ad Auschwitz-Birkenau. Quindici di loro muoiono subito nelle camere a gas del lager nazista, il più giovane ha appena compiuto 13 anni e si chiama Ferruccio Valech. I loro nomi sono impressi nel marmo di una epigrafe posta accanto alla sinagoga di Siena. I fatti sono tristemente noti: la neonata la Repubblica fascista di Salò considera gli ebrei, al pari dei tedeschi, nemici della patria. Nei primi giorni di novembre iniziano gli arresti a Bologna, Firenze, Montecatini Terme e Siena. La vicenda senese è narrata da Alba Valech nel libro “A.24029”. Alba racconta che il 6 novembre, insieme ai suoi familiari, il padre, la madre, la sorella, il fratellino Ferrucio e il marito, Ettore Capozzi, viene prelevata dalla loro villa ai Cappuccini dai fascisti e da una SS italiana. In una notte la sua vita cambia; poche parole della madre, Livia Forti, sconvolgono per sempre la sua esistenza: “I fascisti! Ci danno solo venti minuti”. Poi parla dell’arrivo a Firenze dove i tedeschi fanno salire gli ebrei senesi su carri bestiame diretti a Bologna. Qui le SS interrogano nuovamente i senesi ed in questo momento Alba Valech e il marito vengono rilasciati perché considerati una coppia mista dato che il marito non è ebreo (Alba verrà comunque arrestata a Milano nell’aprile dell’anno successivo e internata ad Auschwitz dal quale sopravvivrà). Per tutti gli altri arrestati a Siena, compresi gli altri componenti della famiglia Valech, si riaprono i portelloni del treno n. 3, allestito dal capitano delle SS Dannecker. E’ il 9 novembre 1943 e il convoglio parte carico di famiglie catturate in Toscana e in Emilia. Da questo momento terminano le testimonianze diretta dei senesi, ormai rimasti in quindici, destinati ai campi di concentramento dei nazisti tedeschi che avevano invaso la Polonia. Ma non vivranno le torture, gli stenti, la prigionia, la sofferenza, la speranza perché appena giunti (il viaggio dura 5 giorni) ad Auschwitz-Birkenau gli rimarranno solo i venti minuti che servono per percorrere il sentiero che dal capolinea della stazione arriva direttamente alle camere a gas. 

Maura Martellucci

Roberto Cresti

Tilde Randazzo

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