Quando una persona lascia segni per ciò che ha fatto durante la sua vita, questi segni rimangono per sempre nella memoria. Restano negli affetti più cari, restano nelle persone con le quali ha condiviso interessi, passioni, lavoro, impegno. Per questo oggi, 16 febbraio 2017, a dieci anni dalla scomparsa del professor Enzo Balocchi, ci piace ricordarlo nel giornale attraverso la voce di grandi senesi, uomini che nella città hanno lasciato il segno, figli e padri di epoche culturali e sociali che hanno caratterizzato la Siena bella davvero. Mauro Barni, Roberto Barzanti, Giovanni Grottanelli de Santi.
“Dieci anni fa ci ha lasciato Enzo Balocchi. Il suo attivo contributo alla vita politica e culturale di Siena, e non solo, è tuttora ben vivo. Con Enzo ho sempre avuto un rapporto di grande cordialità e di franca amicizia. Innumerevoli sarebbero le occasioni da rammentare e ripercorrere con il dolore che insorge quando si tenta di resuscitare momenti significativi del passato. Che si ripresentano vivi e pulsanti, e ne avverti con nostalgia l’irrevocabile lontananza. Il mio primo incontro con Enzo fu ad un colloquio promosso dalla GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Frequentavo il Liceo classico. Alcuni compagni di scuola intervennero per criticare le (supposte) discriminazioni attuate nei loro confronti dai professori di sinistra. Enzo, concludendo, disse che conosceva troppo bene i docenti del Piccolomini per ritenere fondate le lamentele. E all’indomani, aggiunse, si sarebbe scusato con loro delle ingiustificate critiche formulate. Balocchi incarnava in quegli anni, nello spicchio di Siena conservatore e/o clericale, un felice spirito anticonformista d’impianto fiorentino-lucchese: Don Paoli, La Pira e sullo sfondo Maritain, Mounier, nella DC Nicola Pistelli e la corrente della Base con il sofisticato “Politica”. Quando sono stato sindaco ho avuto con Enzo una collaborazione continua. Era un po’ l’ambasciatore del Comune presso Fanfani, e non solo. Potrei fare un lungo elenco di iniziative o sollecitazioni insieme sostenute nell’interesse della città, al di sopra di ogni stupida faziosità. Dissentivamo sovente sui temi generali ma non cedevamo alle maliziose polemiche. Anche quando le sue posizioni si indurirono il nostro colloquio proseguì con la simpatia degli anni giovani. Enzo fu docente di spicco nell’Ateneo, brillante allievo di Mario Bracci. All’attività scientifica unì un costante impegno politico e istituzionale, da ultimo come deputato. La fase falsamente innovatrice del compromesso storico e il privilegio accordato a tecnici fuori della mischia gli precluse la nomina alla presidenza del Monte dei Paschi: credo sia stato il torto più grosso da lui subito. Un momento che non scordo: nel 1970 conclusi il discorsetto con cui accompagnai l’omaggio a santa Caterina nel giorno delle festività nazionali citando (in latino: imperdonabile vanitas!) una frase della bolla di canonizzazione di Pio II. Lo feci anche perché erano presenti il cardinal Pericle Felici, latinista sommo, e l’amato arcivescovo di Lucca, Enrico Bartoletti. Enzo alla fine della cerimonia mi abbracciò commosso. Era la prima volta che il sindaco di Siena apriva bocca per testimoniare una partecipazione laica ma non civicamente formale. “Vedrai che ti diranno domani! Vedrai le polemiche!” esclamò. Nessuno aprì bocca. Ma lui non riusciva a capire l’indifferenza. Gli piaceva dibattere le idee o discutere di storia a viso aperto, in pubblico, con il gioioso e fragoroso impeto di un ragazzo”.
Roberto Barzanti
“Dieci anni non sono bastati davvero per sfumare il ricordo di Enzo e non certo per diluire i suoi meriti e le sue prove di operoso amore per la nostra città, per la nostra Università, per il nostro Paese, per la redenzione (per Lui, per me, disillusa) di questa società sempre più inerte, insensibile ai valori amicali, etici, politici, che ci dettero la ragione più bella, seria e gioiosa di vivere, di conoscere, di capire chi ne è lontano, come chi ne è vicino… Nella continua presenza di una memoria, dolce nell’ammirazione, trepida nei rimpianti e di indocili ribellioni per il disperdersi di obiettivi, in fondo abbastanza riferibile ad una mutazione del sentimento civile, civico e solidale quale Enzo diffuse e cercò di trasmettere, ogni giorno si accendono in me piccoli, abbaglianti e pungenti, ma per lo più consolanti richiami di immagini, le sequenze di episodi, di discorsi, di battute: e sono capaci di suscitare un sorriso sempre dolce e quasi mai malinconico ma anche il riaffiorare d’un senso della vita, ironico quanto basta, scevro di qualsiasi supponenza. E sono sincero nel dire che Enzo fu per me ben più di un amico: fu un esempio di come si affrontano gioie e dolori, un paradigma di giudizio anche per i miei comportamenti. Era illuminato da un’intelligenza non comune”.
Mauro Barni
“Gli anniversari ci aiutano a riportare alla memoria eventi e persone che hanno segnato il tempo passato e in qualche modo lo hanno qualificato. Così è difficile non ricordare Enzo Balocchi, morto il 16 febbraio 2007. Docente universitario, permanentemente impegnato nella vita politica, torraiolo, deputato, più volte presidente e consigliere di diversi enti pubblici ed associazioni politiche e culturali, Enzo Balocchi aveva conosciuto nella sua lunga vita il successo e l’insuccesso, mantenendo sempre, imperturbabile, un equilibrio ed una serenità straordinari e
che derivavano da una profonda e vissuta vita religiosa. Come poche persone Enzo era riuscito a render vivo ogni giorno, sempre desideroso di rendersi conto di quello che accadeva in Italia e nel mondo e a coglierne il rilievo e il significato. Autentico testimone del grande valore dell’amicizia, ebbe sempre la stima e il rispetto di tutti in una città che non conosce molto bene le qualità della coesione e del consenso. Enzo Balocchi è stato un vero protagonista della nostra vita senese, partecipe di una bellissima stagione politica e culturale dal Secondo Dopoguerra alla fine dello scorso secolo, una stagione nella quale hanno trovato espressione le qualità migliori della nostra città. Ci ha lasciato un raro esempio del vivere ogni momento con impegno, con interesse, cercando in una dimensione spirituale il senso
delle cose”.
Giovanni Grottanelli de’Santi