A FuoriCampo, l’“auto-confinamento” diventa riflessione sull’arte

E’ Mein Gebiet l’azione di “auto-reclusione” di cui sarà protagonista l’artista siciliano Luca Cutrufelli, che per una notte resterà rinchiuso in una nicchia in mattoni recuperata all’interno della Galleria FuoriCampo di Siena. Un atto artistico che riflette sul concetto di “nicchia” – intesa sia come struttura materiale sia come categoria concettuale – assunta a simbolo dell’isolamento al quale spesso l’arte e l’artista condannano se stessi e diventa critica e auto-critica di un mondo spesso inaccessibile e autoreferenziale.

 

Non una provocazione fine a se stessa. Ma una riflessione sul mondo dell’arte sui meccanismi che lo animano e l’immagine sfavillate, ma poco aurea che dà di se, tradotta nel gesto estremo dell’artista che si fa opera vivente. Esperienza “di confino e di confine”. L’auto-limitazione temporanea della propria libertà di azione trasforma l’arte in liber-azione, per riflettere sulle dinamiche sociali che generano le forme dell’esclusività nel quale il soggetto si trova calato in maniera più o meno consapevole, combattuto fra l’essere e il dover essere; l’aspirazione all’individuazione e la ricerca del proprio spazio di realizzazione in questo mondo si trova così condizionata dalle norme consuetudinarie del gruppo a cui l’individuo appartiene, confinando la sua libertà dentro un certo perimetro.

 

Così la riflessione sull’arte si offre a pretesto per una più ampia considerazione sulla relazione individuo – spazio, e in questo caso quello “ristretto/proprio della Galleria d’arte FuoriCampo in rapporto a quello esteso/altro del Campo, della Piazza del Campo, che incarna la socialità e l’insieme delle regole con cui l’individuo con la sua specificità è chiamato a misurarsi.

 

La galleria diventa il campo di azione di una performance che vive in relazione allo spazio, alla materia che lo crea e alla città che lo accoglie. Confinato in una nicchia preesistente all’attuale ristrutturazione dello spazio, una sorta di scatola a doppio fondo che nasconde i pensieri più segreti, in antitesi con il convulso movimento sociale della piazza, l’artista lega il proprio gesto artistico all’immagine suggerita dalla città dei mistici, della Vergine, la cui fisionomia materica esprime un carattere fiero e tenace ma anche chiuso e introspettivo, già magistralmente rappresentato negli affreschi del Lorenzetti.

 

Luca Cutrufelli si spinge oltre, nel cuore della città, nel regno sotterraneo, per individuare le radici della sua forma “naturale”. I bottini, l’acquedotto senese che si dipana in cunicoli, grotte e gallerie che corrono sotto la città, rappresentano l’inizio di un percorso ascensionale (quasi dantesco) che termina nelle intense fughe architettoniche, negli slanci verticali dei suoi palazzi, fra i vicoli stretti dove la luce filtra abbagliante nell’oscurità degli archi e dalle feritoie nei muri spessi anche un metro per contenere gli assalti. Bagliori che riemergono dal nero dei suoi carboncini, in mostra, come una breccia nella superficie uniforme e indifferenziata, aprendo spazi che s’illuminano come un mondo nuovo senza ombre, dove scie di luce inseguono la sorgente e fuggono le tenebre. “Quando disegno e stendo questa superficie nera, buia, profonda, di carboncino, mi sembra di avere l’universo davanti ai miei occhi, di muovermi in uno spazio infinito. Dove in quel momento nulla è visibile ma tutto è presente e può venire alla “luce”. Sta a me essere in grado di trovarlo, nulla mi è precluso.” racconta l’artista in conversazione con Stella Santacatterina.

 

“Il muro si conferma così materiale della sua analisi, oggetto di studio ma anche essenza dell’opera. Come forma significante che sta per qualcos’altro, e come soggetto fisico proprio, non rappresentato, né simboleggiato, ma posseduto, permeato, incarnato” scrive Jacopo Figura nel catalogo della mostra.

Nell’esperienza dell’auto-confinamento, la nicchia diventa anche il luogo materiale del Mein Gebiet, ovvero del “mio campo”, che viene fatalmente definendosi come cornice di senso e perimetro di azione del soggetto. Nel suo campo l’individualità esplode e libera se stessa dalla schiavitù sociale, attraverso la condanna volontaria a una temporanea schiavitù.

 

«Per assurdo – Pietro Ruffo in catalogo – se dopo il suo esperimento Cutrufelli capisse di essere diventato veramente libero, dovrebbe invogliarci a seguire i suoi passi per regalarci la gioia della libertà, creando così un esercito di reclusi. E allora dovremmo forse concludere che se fossimo noi addetti all’apertura della nicchia, l’unica cosa da fare sarebbe non aprirla mai».

 

L’azione “Mein Gebiet” di Luca Cutrufelli avrà luogo nella Galleria FuoriCampo dal 22 giugno fino al giorno successivo, quando l’artista uscirà dalla nicchia. In galleria saranno esposti i lavori in carboncino e una proiezione video dell’azione rimarrà visibile durante il periodo della mostra.

 

La mostra di Luca Cutrufelli resterà aperta fino al 31 luglio.

Catalogo ©Galleria FuoriCampo

Testi di Jacopo Figura, Stella Santacatterina in conversazione con Luca Cutrufelli, Pietro Ruffo.