La mostra, a cura di Barbara Cinelli e Donatella Capresi, con la collaborazione di Daniela Sogliani per la sezione mantovana, promossa da Comune di Mantova, Museo Civico di Palazzo Te, Banca Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Banca Agricola Mantovana, con il patrocinio della Regione Lombardia, è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te e dalla stessa Banca Monte dei Paschi di Siena.
Il percorso avviato da Banca Toscana – La mostra intende anzitutto documentare le strategie degli istituti bancari nella promozione dell’arte contemporanea attraverso il caso esemplare della collezione appartenente a Banca Monte dei Paschi di Siena, nella quale sono confluite le opere della Banca Toscana. L’ingresso in Banca Toscana di un nutrito gruppo di artisti del Novecento coincide con la ripresa, in sede storiografica, dell’interesse per l’arte italiana negli anni fra le due guerre, un periodo sul quale era pesata a lungo l’ipoteca di una contaminazione col regime fascista.
Gli acquisti datano infatti a partire dal 1979, proprio quando le indagini degli studiosi consentivano di recuperare opere ed artisti di alto livello qualitativo e dimensione culturale europea, ed a quel rinnovamento degli studi corrispose un mutamento della strategia collezionistica della Banca Toscana. Fino a quella data, le opere di Vagnetti, Moses Levy, Viani, Conti, Peyron, Rosai e Soffici avevano testimoniato il legame tra la Banca e la tradizione fiorentina di un sommesso naturalismo; gli acquisti recenti mostravano invece la disponibilità a nuove sollecitazioni e si aprivano ad un mercato che contribuiva alla riscoperta di opere determinanti per l’avanzare delle ricerche. In questo rinnovato contesto anche l’ingresso di artisti toscani già rappresentati come Rosai, Soffici e Viani, dei quali si acquisivano rispettivamente I giocatori di toppa, I pini e Le Apuane, potevano dialogare con Carlo Carrà, un protagonista di area milanese, di cui entravano in collezione due rari disegni degli anni Venti ed un Paesaggio del 1928, a documentare una attenzione analoga a quella dei fiorentini per la rappresentazione di figure e paesi in un linguaggio aderente alla realtà.
Gli anni Ottanta: al di là di Firenze – Grazie ad un collezionismo particolarmente “illuminato”, la Banca Toscana acquisì tra il 1980 e il 1985 anche opere rappresentative della Scuola Romana, che in perfetta contiguità cronologica veniva intanto illustrata dagli studi e dalle esposizioni di Maurizio Fagiolo; e capolavori di Severini e Tozzi, che documentavano i rapporti intercorsi negli anni Trenta tra artisti italiani e milieu parigino; mentre contribuiva al recupero de La scuola di Felice Carena, testimonianza esemplare della cultura visiva italiana tra le due guerre. Entrarono allora in collezione anche artisti d’eccezione, quali Morandi e De Pisis, oggi indiscussi protagonisti dell’arte del Novecento.
Una collezione senza pari – La consistenza della collezione ha così permesso di costruire un percorso espositivo che ripercorre una possibile geografia tematica dagli anni Venti agli anni Quaranta, e la coerenza visiva che ne risulta costituisce la conferma di una collezione consapevolmente orientata, pur nei limiti imposti ad una promozione particolare come quella rappresentata da un istituto bancario. La presenza di un nucleo cospicuo di opere su carta, molte delle quali in stretta connessione con le pitture, avvalora questa ipotesi, e testimonia un ulteriore collegamento con le tendenze degli studi specialistici: risalgono infatti proprio agli anni Ottanta gli interessi per il disegno del Novecento, cui si restituisce una dignità pari a quella di cui questa tecnica godeva per l’arte di epoca moderna. Spiccano in questa sezione una serie di tempere di Severini ed un gruppo di studi ad acquerello per costumi teatrali di Giorgio De Chirico.
La sezione, ad eccezione di questo olio su tela, è dedicata alle opere di proprietà della Fondazione Banca Agricola Mantovana, da sempre attenta all’acquisto e alla valorizzazione di “artisti” mantovani del Novecento o comunque attivi nel territorio. Tra le opere più significative della raccolta:Ritratto della moglie che allatta la figlia di Ugo Celada da Virgilio e La merenda ai contadini di Archimede Bresciani da Gazoldo, opere allineate alle iconografie del Novecento italiano, Il minatore di Umberto Mario Baldassari, che deve il nome d’arte “BUM” all’inventiva di Marinetti, e due sculture, La ginnasta, ancora di Vindizio Nodari Pesenti, e L’Attesa di Giuseppe Gorni, che documenta nell’artista di Quistello la ripresa della scultura al ritorno dalla seconda guerra mondiale.
SCHEDA DI SINTESI:
Titolo: “Dipinti, sculture e disegni del Novecento. Esperienze di collezionismo nelle raccolte della Banca Monte dei Paschi di Siena e della Fondazione Banca Agricola Mantovana”
Promotori: Comune di Mantova, Museo Civico di Palazzo Te, Banca Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Banca Agricola Mantovana
Organizzatori: Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, Banca Monte dei Paschi di Siena
Patrocinio: Regione Lombardia
Periodo: 11 novembre 2012 – 24 febbraio 2013
Sede espositiva: Mantova, Fruttiere di Palazzo Te – Viale Te 13
Orari: lunedì: 13:00 – 18:00
da martedì a domenica: 9:00 – 18:00
chiusura biglietteria: 17:30)
Ingresso mostra e museo: 10,00 € (intero); 7,00 € / 3,50 € (ridotti)
Info e prenotazioni: www.centropalazzote.it +39 0376 323266 – 199 199 111
Catalogo: Skira
Sito internet: www.mantovanovecento.it
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