Colapesce è uno degli artisti più interessanti del panorama italiano, abile giostratore di generi e di forme musicali differenti. Domani suonerà ai Rinnovati e Siena News lo ha intervistato per l’occasione
Lorenzo Urciullo in arte “Colapesce” prende il proprio pseudonimo dal protagonista, abilissimo nuotatore e cercatore di tesori, di una leggenda siciliana. Il cantante siracusano traspone in musica la curiosità e la forza di volontà dell’ater ego fantastico. Colapesce, che domani alle 21.15 suonerà al Teatro dei Rinnovati di Siena per “Rinnòvati Rinnovati” – rassegna curata dall’associazione The B-Side e dall’Università degli Studi di Siena – , della capacità di muoversi tra i generi e le forme musicali più differenti fa la propria cifra stilistica.
Per Lorenzo è importante restare infedeli alle proprie idee e ci spiega il perché.
Cosa vedremo e cosa sentiremo nella tappa di Siena del suo tour?
«Per come è strutturato, è un vero e proprio spettacolo. Non c’è solo la musica, vengono coinvolti anche altri sensi. Ci sono gli incensi per creare un’atmosfera di comunione, come se il tutto fosse un rito. C’è, inoltre, tanta cura dell’aspetto visivo grazie ai giochi di luce.
Porteremo sul palco l’ultimo album “Infedele” e anche brani tratti dalle mie altre produzioni».
Sarà la sua prima volta a Siena?
«Non ci sono mai stato a suonare, sono venuto nella vostra città come turista».
Come mai ha deciso d’intraprendere un tour teatrale?
«In realtà, non è solo un tour teatrale, abbiamo fatto alcune date anche nei club. Lo spettacolo merita di essere visto in un determinato modo, più adatto al teatro che al locale».
Sono passati cinque mesi dall’uscita di “Infedele”. Rispetto ai suoi precedenti album, è un lavoro maggiormente polarizzato su due lati, uno acustico e uno elettronico. Quali sono i motivi di questa scelta?
«Il titolo dell’album rispecchia proprio la volontà di non appartenere a nessun genere musicale specifico. La mia esigenza era quella di fare un disco che rappresentasse la mia trasversalità. “Infedele” mi rappresenta bene, dentro c’è la musica elettronica, quella acustica, il fado portoghese, il rock americano e il cantautorato italiano. E’ un tributo alla canzone in tutte le sue forme».
Come ha deciso quale arrangiamento usare sul singolo pezzo?
«Nonostante l’eterogeneità di cui ho detto prima, c’è un filo conduttore e il disco suona molto compatto. Questo è merito della produzione, che è stata fatta con minuzia da me e dai miei due collaboratori, Iosonouncane e Mario Conte».
Giocando un po’ con il titolo del suo album, in musica conta essere di più essere fedeli o infedeli?
«In musica l’infedeltà è fondamentale. Ti permette di esplorare anche altri ambiti, sia per i testi che dal punto di vista musicale».
Nel corso della sua carriera lei ha realizzato alcune cover di pezzi di pop commerciale come “Gli anni” degli 883 o “Thriller” di Michael Jackson. Cosa la lega a questo tipo di musica?
«Il concetto di pop mi interessa in generale: essere profondi comunicando a una moltitudine di persone. E’ la situazione ottimale per ogni artista, ma non è facile. Ho realizzato le cover di cui lei ha parlato, e altre più “ostiche”, perché credo che abbiano una funzione pedagogizzante, possono cioè permettere all’ascoltatore di scoprire artisti non ancora conosciuti».
Quali saranno i suoi prossimi progetti?
«Sto lavorando a varie cose, sia come autore per la Sony che per il mio prossimo album».
Emilio Mariotti