<<Prima del ’93 non ho memoria di niente>>, scrive l’autore, dando voce al protagonista: Italo Tramontana. Un trentenne che, per la sua vita cosciente, inizia a ricordare dall’età di 10 anni. Come flash ecco la notizia, TV, della morte del giudice Paolo Borsellino. Sempre dal telegiornale, un anno dopo, l’arresto di Totò Riina, e, poi, il mostro di Firenze, le monetine lanciate addosso a Bettino Craxi, l’attacco alle Torri gemelle, l’Iraq e Obama, il presidente che entra nella storia.
Le notizie, come pallottole sparate dai media: carta ed etere che arrivano. Colpiscono il bersaglio. Così come quelle di vita: famiglia, scuola, primi amori. Sempre, però, la presenza di Silvio Berlusconi. <<L’Italia prima di lui, o senza di lui, per me non è mai esistita>>.
Di Paolo riesce a scrivere usando la vita del suo personaggio per raccontare le proprie esperienze (è nato nel 1983 ndr), ma anche sentimenti e riflessioni, come fanno i giornalisti nei servizi che riescono a toccare oltre la pelle. Indaga dentro se stesso, dentro la società, dentro gli anni italiani, con una semplicità disarmante e, allo stesso tempo, incredibilmente profonda.
Scorriamo le pagine e ci ritroviamo, giovani e meno giovani, insieme a lui a condividere momenti e sensazioni.
Racconta la vita. La quotidianità. Quelle che tutti noi abbiamo dentro, ma che, spesso, non riusciamo a tirare fuori.
Il nostro personaggio studia storia contemporanea e si pone, tra le altre, la domanda: <<In cosa ci stiamo laureando tutti?>>. Non male come interrogativo. Ma Paolo Di Paolo va oltre. Nel suo libro, assembla, anche, una mini rassegna stampa, per imprimere forza allo scritto con altro scritto. Per intervallare una storia iniziata con un incidente automobilistico: un insegnante fresco di pensione, Mario Tramontana, che sfiora con l’auto le ginocchia di Thomas Marangoni, suo ex studente della quinta B, mentre attraversa la strada con l’iPod nelle orecchie.
<<Memorie domestiche>>, ma non solo, perché aprono, meglio, riaprono, la mente e i ricordi sui quali tutti noi possiamo tornare e, magari, soffermarci. Anche se solo un attimo per chiederci dove eravamo, noi tutti, mentre l’Italia viveva e vive la sua storia. Sì perché quell’incidente automobilistico innesca interrogativi ben più ampi: generazionali, familiari, politici e, soprattutto, partecipativi.
Paolo Di Paolo, nel suo romanzo, ci fa comprendere quello che i nostri figli hanno percepito dall’attualità vissuta. A noi, adesso, le considerazioni.
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