Festeggiare il 68esimo anniversario della Liberazione a teatro, con la doppia rappresentazione de “La rana gracida. Una storia partigiana”, lo spettacolo tratto dall’autobiografia del partigiano senese Renato Masi nome di battaglia “Gino” scritto, diretto e interpretato da Francesco Burroni.
Due gli appuntamenti per tutti coloro che vorranno vedere la Resistenza attraverso gli occhi del partigiano “Gino”, un ragazzo senese di diciotto anni protagonista di una delle pagine più toccanti della guerra di Liberazione, che ha contribuito con il suo “granello di sabbia” a liberare l’Italia dalla dittatura fascista, ma soprattutto un uomo che ha realizzato, anche a rischio della vita, la propria dignità di essere umano. La prima rappresentazione è in programma giovedì 25 aprile alle ore 16 al teatro degli Astrusi di Montalcino, nell’ambito delle celebrazioni organizzate dall’amministrazione comunale e dalla locale sezione ANPI “G. Bovini”. Lo spettacolo, a ingresso libero, è patrocinato dal Comune di Montalcino. Il secondo appuntamento è per sabato 27 aprile alle ore 21.30 al Teatro dei Risorti di Radicondoli, all’interno del cartellone della stagione teatrale 2013 organizzata e promossa dall’Associazione Rabèl. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il numero 0577 793147.
“La rana gracida”, regia di Francesco Burroni e Silvia Bruni, musiche di Francesco Oliveto (tastiere) e Martina Bellesi (violoncello), è una produzione Aresteatro in collaborazione con ANPI di Siena, Istituto Storico Resistenza senese e dell’età contemporanea, Stanze della memoria ed è liberamente tratta dall’autobiografia di Renato Masi “Gino” dell’editrice Pascal.
La storia inizia con l’arresto di Renato a Siena per volantinaggio e prosegue con il trasferimento nel carcere di Parma e la fuga sotto un bombardamento. Poi, un nuovo arresto e la liberazione a Casciano di Murlo, l’ingresso nella brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini”, la battaglia di Monticiano, la Liberazione di Siena e ancora la partenza come volontario nella Divisione Cremona per la Liberazione del nord est d’Italia. Dal racconto emerge uno spaccato inedito della lotta partigiana, ma anche una fotografia fedele di quegli anni in Fontebranda, il quartiere della Contrada dell’Oca, dove Renato ha passato tutta la sua vita e dove si era costituto il gruppo antifascista clandestino “La riscossa”.
“Ripercorrere la storia di quegli anni – afferma Francesco Burroni – serve in primis a ristabilire la verità storica, senza limitarsi a compiere nostalgici tuffi nel passato, per ricercare nella storia della Resistenza quei valori che sono validi ancora oggi e che sempre lo saranno e sui quali non ci si deve mai stancare di riflettere: il rifiuto istintivo di ogni sopruso e di ogni dittatura, la volontà di reagire a qualsiasi tipo di violenza fisica e psicologica, la speranza di una società migliore più libera e più giusta per tutti”.