Sala gremita e tanti ospiti illustri per il seminario “Formazione è partecipazione: dalla competenza alla competitività” organizzato dalla Fim e Femca Cisl di Siena Grosseto all’Auditorium Cia. L’obiettivo era quello di discutere della formazione continua in azienda e, contemporaneamente, dare ai delegati sindacali una maggiore consapevolezza su questa materia. Ad aprire la giornata di lavoro è stato Vincenzo Brancaglione, segretario Ust Cisl Siena Grosseto che ha parlato di “primo importante evento di iniziativa congiunta con aziende, associazioni, enti, per condividere un nuovo modello di relazione industriale nel nostro territorio e per affrontare il tema della formazione continua con una diversa logica, lanciando nuove sfide in un forte momento di crisi”. A moderare l’incontro ci ha pensato Gian Luca Fè, segretario generale Fim Cisl Siena Grosseto: “Questo progetto è stato avviato nel 2009 dalla Fim Nazionale ascoltando le esigenze sulla formazione continua provenienti dai delegati e da operatori e segretari territoriali e nazionali. Vorremmo lanciare una sfida affinché il nostro diventasse un contributo differente rispetto a quanto accaduto in passato. La formazione deve diventare un’opportunità, una leva per migliorare la competitività delle aziende attraverso la conoscenza delle persone. Qualità non vuol dire solo acquistare macchinari ma anche far sì che i lavoratori li sappiano utilizzare”. La prima ad intervenire è stata Simonetta Pellegrini, assessore alla Formazione e Politiche del Lavoro di Siena: “In questa fase abbiamo bisogno di piani di investimento ma se non c’è anche una riqualificazione del modo di produrre l’obiettivo della competitività non si potrà raggiungere. Per quanto riguarda la formazione individuale in Provincia di Siena sono stati coinvolti, dal 2009 al 2012, circa 1500 per il recupero della scolarizzazione, l’accrescimento dei titolo di studio e la rivalutazione di disoccupati. Inoltre è stato creato un canale privilegiato per le aziende in crisi e utilizzati fondi interprofessionali per i lavoratori in mobilità o cassaintegrati”. Antonio Capone, direttore Confindutria Grosseto, si è soffermato proprio sui fondi interprofessionali: “Quando nel 2003 sono stati creati nessuno pensava che queste risorse pubbliche potessero essere gestite in maniera così efficiente. Al contrario, in 10 anni non si sono verificati scandali ed è stato possibile fare tanta formazione nelle imprese”. Tra gli altri interventi, quello di Alessandro Botti, responsabile area formazione Assoservizi di Siena, che ha elencato alcuni dati del CPP di FondImpresa dal 2004 ad oggi: “Dodici accordi sindacali, 192 aziende coinvolte, 8800 ore di formazione erogate in 376 corsi, 1698 lavoratori coinvolti, 133 accordi per piani di aziende prive di Rsu. Quali sono i vantaggi di questa partecipazione condivisa? La conoscenza, il confronto e la condivisione di esperienze, l’attività di monitoraggio condivisa, la partecipazione attiva, una maggiore rispondenza dei progetti ai fabbisogni di lavoratori ed imprese”. Sulla stessa linea l’intervento di Bruno Vitali, vicepresidente FondImpresa: “Il mondo del lavoro è così cambiato che oggi occorre studiare tutta la vita. In Italia siamo molto indietro, anche se c’è un miglioramento da quando nel 2004 sono nati i Fondi interprofessionali. Dal 2007 sono stati erogati più di 1,5 miliardi di euro per 2,5 milioni di lavoratori con 159mila aziende iscritte. La formazione deve diventare una parte concreta delle politiche attive del lavoro, invece oggi vengono tagliati 246 milioni alla formazione per destinarli alla Cassa in deroga”. Quindi è stata la volta di Renato Santini, segretario regionale della Cisl: “La nostra organizzazione sta chiedendo alla politica di semplificarsi, di occuparsi maggiormente delle problematiche della gente e del lavoro. Per resistere in un mondo così competitivo occorrono competenze sempre più alte e per questo abbiamo chiesto al governo di investire in formazione. Formazione è anche responsabilità, l’unico vero grande motore per un necessario nuovo modello contrattuale che punti alla partecipazione, alle responsabilità paritetiche, per raggiungere determinati obiettivi insieme. Fim e Femca sono pronti a giocare questa sfida in modo nuovo e moderno, partecipando con responsabilità e consapevolezza”. A chiudere i lavori ci ha pensato Michele Zanocco, segretario nazionale della Fim Cisl: “Quello che è fallito è il modello sociale e di sviluppo degli ultimi decenni. Un Paese che non investe in formazione, ricerca, lavoro è un Paese destinato ad arretrare continuamente nel panorama europeo e mondiale. Sono stati lasciati al caso i piani di sviluppo, senza nessuna logica industriale. E’ necessario ricominciare dai settori strategici del nostro Paese, ben consapevoli che non tutto potrà restare come prima”.