Intervista a Frankie hi-nrg mc, vera e propria icona del rap italiano. Stasera sarà a Siena per presentare il suo primo libro e per un concerto nella Fortezza Medicea
Pochi sanno usare, scegliere e strapazzare le parole come Frankie hi-nrg mc. Il pioniere dell’hip-hop tricolore è un mago nel metterle al posto giusto e al momento giusto. Forse è proprio per questo che la sua produzione musicale è limitata a cinque dischi per ventisei anni di carriera.
O forse perché il rapper umbro-casertan-torinese è sempre coinvolto in tantissimi progetti non riferibili direttamente al registrare musica in uno studio. Per esempio, in questi giorni sta girando l’Italia per presentare il suo primo libro, “Faccio la mia cosa” (Mondadori). Stasera, alle 19.30 sul bastione San Domenico di Fortezza Medicea, lo farà a Siena, in occasione della Notte Bianca e della Festa della Musica a Vivi Fortezza 2019. L’appuntamento è organizzato con la collaborazione della libreria Mondadori di Siena. Non solo, dopo la presentazione, Frankie hi-nrg mc si esibirà, dalle 22, sul main stage della manifestazione per un live a base di ritmo, rap e consapevolezza.
Cosa narra il suo primo libro?
«È il racconto di due vite: la mia e quella di un mio
coetaneo, l’hip-hop. E’ un libro in parte autobiografico e in parte
para-saggistico nei confronti di una cultura che ha rivoluzionato l’idea di
musica, e non solo, e di come sia nata ad opera di un gruppo di ragazzini di
uno dei quartieri più poveri di New York».
Per lei cosa significa l’hip-hop?
«È uno straordinario mondo alla scoperta del quale ho
trovato parte di me. Vivendolo si ha un approccio fresco a tutto il resto delle
cose. Per me hip-hop significa una scelta salutare di avvicinamento alla cultura e alla conoscenza».
Dopo la presentazione del libro, salirà sul main stage di Fortezza per un concerto. Cosa sentiremo?
«Accompagnato dal mio dj Pandaj, farò una performance nella
tradizione dell’hip-hop: due giradischi e un microfono. Presenterò una
collezione di mie canzoni che spero faccia piacere al pubblico ascoltare e
cantare insieme a me».
Qual è la sua canzone che, secondo lei, fotografa al meglio il momento che stiamo vivendo?
«A parte “Quelli che ben pensano”, dico “Generazione di
mostri”. Racconta ancora meglio la situazione attuale».
Le parole: sempre più semplici suoni o rimangono connesse al significato che rappresentano?
«Per alcuni vale semplicemente il suono, per me continuano a
essere inscindibili dal significato, per questo le scelgo accuratamente prima
di usarle».
Qual è lo stato di salute dell’hip-hop italiano?
«Sicuramente l’hip-hop ha esteso la propria influenza anche
su altri generi e i pezzi che sono in classifica in Italia lo dimostrano. C’è
meno motivazione a raccontare questioni squisitamente sociali, ma molto più
quelle personali. Speriamo che l’hip-hop torni ad avere anche il ruolo di
collettore di un disagio collettivo e non venga vissuto semplicemente come
strumento per raccontare singolarità».
E dell’Italia?
«Credo che sia, per alcuni versi, meglio di quello che viene
descritto dai media. Per esempio, non siamo soggetti a un’invasione come
qualcuno vuole farci credere. Vedo una nazione spaventata e proterva. Secondo
me, la cultura aiuterebbe a far passare la paura e, di conseguenza, anche la
protervia sarebbe smussata».
Quali saranno i suoi prossimi progetti? Ci sarà musica nuova?
«Anche, ma intanto da ottobre il racconto del libro lo
porterò sui palcoscenici di tutta Italia. Sarà un racconto scenico dallo stesso
titolo del libro, “Faccio la mia cosa”. Ci sarà lo spazio per storie che
riguardano me, l’hip-hop e per vedere i video che, grazie ai Qr code, sono disseminati
nel libro. Dal vivo, come un dj, manderò io questa musica per sottolineare la
narrazione. Sarò impegnato in questo per la fine del 2019 e per tutto il 2020,
spero di poter passare anche in questa veste nella zona di Siena».
Emilio Mariotti