All’Accademia degli Intronati iniziano domani gli appuntamenti di approfondimento culturale. Il primo è con l’edizione critica del libro di Niccolò di Giovanni “La sconfitta di Monte aperto”
L’Accademia degli Intronati per gennaio propone tre appuntamenti con la cultura e i libri. Si inizia domani alle 17,30 con Elisabetta Cioni che presenta il volume di Niccolò di Giovanni “La sconfitta di Monte aperto”, in un’edizione critica a cura di Alice Cavinato (Siena, Accademia Senese degli Intronati, 2016).
Il volume valorizza e mette in risalto quello che è l’aspetto peculiare del manoscritto A.IV.5 della Biblioteca Comunale degli Intronati realizzato nel 1443 da Niccolò di Giovanni di Francesco di Ventura, il fatto, cioè, di essere una cronaca illustrata, forse la prima nella storia, dato che ciascuna carta presenta il testo su due colonne solo nella metà superiore, mentre in quella inferiore si trovano miniature con scene rigorosamente attinenti alla narrazione (talora sono presenti anche didascalie, che mostrano l’identità dei personaggi raffigurati).
Il manoscritto rientra nel genere definito «Bildercodex», che si distingue da quello dei manoscritti genericamente illustrati, in quanto le immagini non sono state aggiunte quale arricchimento della narrazione, ma figure e testo nascono insieme, sono intimamente uniti e si integrano a vicenda: il racconto procede e lo si comprende a pieno soltanto se si prendono in considerazione entrambi. Il libro porta all’attenzione del pubblico un testo importante e il suo notevole apparato iconografico ed è frutto di un approfondito lavoro di ricerca delle fonti e della fortuna del manoscritto (e delle sue copie), che la curatrice ha compiuto con grande acribia, e ci restituisce anche lo sguardo di un senese del Quattrocento su di una gloriosa pagina di storia patria, lo scontro durissimo nel quale Siena aveva saputo trionfare su Firenze, che è rivissuto da Niccolò di Giovanni con fierezza e raccontato con orgoglio civico. Sarà presente la curatrice.
Giovedì 19 gennaio, sempre alle 17.30, Gianni Guastella e Gioachino Chiarini presenteranno il volume di Mino Gabriele “Il primo giorno del mondo” (Milano, Adelphi,2016).
Da un bassorilievo del II secolo al quale si ispirarono – senza mai menzionarlo – diversi artisti cinquecenteschi alla raffigurazione di un drago immortale le cui radici risalgono fino a un antico dramma indiano; da un raro amuleto giudaico-cristiano del XVI secolo – subito condannato dalla Chiesa – alla singolare incongruenza astrale, coniugata con la teoria dei quattro elementi, del ciclo decorativo del celebre Studiolo di Francesco I de’ Medici: quattro storie raccontano la sorprendente migrazione delle immagini simboliche attraverso tempi e luoghi distanti – un cammino che non ha diluito i pensieri e le idee che a quelle immagini hanno dato forma, ma ne ha anzi arricchito la trama concettuale. Sarà presente l’autore.
Giovedì 26 gennaio alle 17.30 Marilena Caciorgna presenterà il volume di Gioachino Chiarini “Il calice e lo specchio Immagini e simboli nella basilica di San Domenico in Siena” (Firenze, Nerbini, 2016).
La Cappella nella quale ancor oggi si mostra, attraverso la grata del tabernacolo, la testa di santa Caterina nella basilica di San Domenico di Siena, detta perciò anche “Cappella della Testa”, è uno dei luoghi sacri più prestigiosi della Città. Fu realizzata, per la definizione architettonica e la quasi totalità degli ornamenti, tra gli ultimi decenni del XV secolo e i primi del XVI, vale a dire nel periodo di massima fioritura artistica, in Siena più che nella stessa Firenze, delle immagini e dei pensieri d’ispirazione ermetico-alchemica suscitate in tale ambito dagli scritti di Marsilio Ficino. Ma, mentre all’ingresso del Duomo di Siena tale ispirazione si esplicita sin dalla prima tarsia della navata centrale con l’immagine del “precursore” egizio Ermete Trismegisto, colto nell’atto di affidare lettere e leggi sacre, rispettivamente al Faraone e al Sommo sacerdote, nella cappella della basilica domenicana tanto l’anonima tarsia del pavimento che gli affreschi del Sodoma alle pareti parlano un linguaggio ermetico-alchemico assai meno scoperto, meno facilmente comprensibile: come bene si evince dalla mancanza, a tutt’oggi, di un’esegesi integrale sufficientemente argomentata che ne spieghi il valore simbolico tanto dei particolari come dell’insieme.
Gioachino Chiarini ci propone ora un itinerario complesso quanto documentato grazie al quale si fa evidente la verità sostanziale che lega la tarsia pavimentale agli affreschi ed entrambi alla vita e al pensiero della Santa che guarda dall’altare: la tarsia con precisi riferimenti alle travolgenti pagine finali del Dialogo della divina Provvidenza, capolavoro della mistica medioevale, gli affreschi del Sodoma nell’esaltazione di alcuni momenti cruciali della vita di Caterina riportati dalle biografie della Santa. Sarà presente l’autore.