Don Vittorio Bonci,ricordato da tutti a Siena come il Donvi, è stato l’educatore di migliaia di senesi, tante generazioni che hanno passato la propria
infanzia e adolescenza nel ricreatorio del Costone. E’ stato monsignore, correttore
e capitano della Selva. Un personaggio poliedrico, simpatico ma soprattutto
generoso.
Quest’anno ricorre il centario della sua nascita e in tanti hanno voluto ricordarlo
all’orto De’ Pecci in un conviviale. Un appuntamento che ogni settimana viene
svolto nella splendida cornice senese per ricordare i grandi personaggi di questa
città. A ripercorrere la vita del grande Donvi è stato Flavio Mocenni con una serie di
interventi affrontando i due aspetti fondamentali della vita di Don Vittorio: come
sacerdote e come contradaiolo.
La vita ecclesiastica di Don Vittorio: Donvi inizia come prete di campagna per
poi arrivae a Pontignano. Vittorio Bonci fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1937
e subito divenne parroco della Certosa di Pontignano. Con la sua opera pastorale,
a Pontignano, don Bonci creò una comunità forte e unita alla quale dedicò i primi
sedici anni del suo sacerdozio. Da sempre un grande comunicatore. Riesce come
nessuno a coinvolgere i giovani. Allestisce corsi serali per insegnare ai ragazzi
a leggere e scrivere. Sono i tempi duri della guerra e poi del post guerra. Aiuta i
ragazzi a capire i significati della vita, dei cambiamenti che la guerra ha portato
con se, gli aiuta a crescere nel segno di un forte legame per la vita e per la società
che stava cambiando.Per incarico del provveditore agli studi, ha gestito la scuola
elementare per i bambini delle cinque classi e la scuola serale per gli adulti.
Fortissima la sua passione per lo sport grazie al quale è riuscito sin da subito a
coinvolgere centinaia e centinaia di ragazzi con numerose attività ed iniziative
che poi, nel Costone, hanno trovato il culmine. Proprio attraverso lo sport, egli
cercava di dare ai giovani un insegnamento di vita, e fu proprio in virtù di queste
sue capacità sportive e organizzative che divenne assistente provinciale del Centro
sportivo italiano. Terminata la guerra, seguendo la sua grande passione per lo
sport, don Bonci fondò, sempre a Pontignano, la Società Sportiva “l’Audace”
promuovendo la costruzione di un campo di calcio.
Nel 1954, il Donvi fu nominato dall’arcivescovo di Siena Mario Toccabelli, direttore
del ricreatorio “Pio II al Costone”, evento che lo portò a lasciare la campagna
e a trasferirsi in città. L’arrivo di don Vittorio Bonci portò grossi cambiamenti
nell’organizzazione del vecchio ricreatorio fondato da Nazareno Orlandi, che fu da
Bonci trasformato in un vero e proprio centro sportivo. Proprio nel 1954 avvenne
la prima affiliazione alla Federazione italiana pallacanestro. A livello regionale,
le squadre del Costone seppero mettersi subito in evidenza, per raggiungere nel
1966 la promozione nel campionato di serie C. Don Vittorio Bonci tenne l’incarico di
direttore del ricreatorio fino al 1977, intervallando la passione sportiva all’impegno
religioso e svolgendo anche il compito di cappellano presso la “Clinica salus”, nei
pressi di porta Laterina, e d’insegnante di religione cattolica nelle scuole cittadine.
Don Vittorio era un grande amante delle rose ed infatti trasformò il Costone in un
vero e proprio giardino di rose che curava con una passione particolare.
Un grandissimo devoto della Vergine Maria e Santa Caterina che amava studiare.
La sua biblioteca – donata alla contrada della Selva – vanta infatti centinaia di libri
e suoi scritti su queste due figure importanti del cristianesimo.
Don Vittorio contradaiolo: Nel periodo di direttore del Costone, Don Vittorio
fu chiamato a svolgere anche il ruolo di correttore della contrada della Selva.
Ricordato dai contradaioli di Vallepiatta come il più incredibile correttore che una
contrada potesse avere. Ma non era solo correttore e contradaiolo della Selva, era
un amico per tutta la città. E Siena era la sua amica, dava sempre voce alla città
con un’ottica di amore verso il Palio e la sua terra.
Donvi come contradaiolo, aveva spesso delle visioni profetiche che venivano poi
tradotte in memorabili ed incredibili discorsi alla cena della prova generale, dove –
cosa rara per una contrada – il correttore prendeva sempre la parola.
Storiche le sue composizioni in rima come ad esempio per la cena del Palio del 16
agosto 1974. Il Drappellone, di Ugo Attardi, raffigurava una Madonna di colore, che
suscitò notevoli dibattiti cittadini.
Don Vittorio nel corso della cena della prova generale prese il microfono e
disse: “Ieri sera la Madonnina mi ha telefonato, la Madonnina mi ha telegrafato:
Madonna nera, Madonna bianca, Madonna mulatta, domani sera il Palio in
Vallepiatta!”. Un discorso che ancora oggi i selvaioli ricordano bene e che fu
effettivamente profetico:
La Selva il giorno dopo vinse davvero grazie alla cavalcata di Panezio condotto da
Andrea De Gortes detto Aceto ed il Palio di Attardi arrivò in trionfo in Vallepiatta.
Questo è solo uno dei tanti esempi profetici selvaioli del Donvi.
Don Vittorio ha dato tutto per la sua selvina ricoprendo anche il ruolo di capitano
negli anni 1983 e 1984, con mangini Rugani e Marini, un trio davvero speciale.
Don Vittorio ha insegnato moltissimo a tutta la città e la speranza è che adesso le
generazioni che hanno avuto l’onore di conoscerlo tramandino i suoi insegnamenti
ai più giovani.
Elena Casi