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Il dolore dal Medioevo ai giorni nostri: al Santa Maria della Scala Mimmo Paladino dialoga con Bartolomeo Bulgarini

Uno scambio dialettico sul dolore attraverso: quello della fragilità umana contemporanea e quello spirituale e religioso medioevale.

L’opera della Testa di Mimmo Paladino, scavata dai solchi delle lacrime, incontra lo sconforto sui volti della Vergine e San Giovanni Evangelista dolenti di Bartolomeo Bulgarini nell’ambito del primo appuntamento di “Out of the box – in dialogo. Dal deposito al museo – sguardi incrociati al Santa Maria della Scala”.

Le due opere sono esposte nella Cappella del Manto da oggi e fino al prossimo 2 giugno. Il progetto nasce da un’idea del presidente della Fondazione Santa Maria della Scala Cristiano Leone e lega alcuni capolavori antichi e contemporanei conservati nelle collezioni e non sempre visibili al pubblico.

E così la rassegna di concentra in questi giorni sull’arte della fine del Novecento di Paladino con quella Trecentesca del pittore Bartolini. La rassegna è curata da Michela Eremita, responsabile servizio Musei e collezioni civiche del Comune, e di Chiara Valdambrini, direttrice della Fondazione, e, spiegano gli organizzatori,  “invita il pubblico a scoprire il patrimonio museale con occhi nuovi, esplorando le opere in mostra come presenze vive che generano nuove letture nel tempo e nello spazio quasi millenario del Santa Maria della Scala”.

“Come ha affermato Mimmo Paladino, ogni opera d’arte nasce da un segno arcaico che si rinnova nel tempo. Il nostro percorso al Santa Maria della Scala – afferma Cristiano Leone, presidente della Fondazione – si fonda su questo principio: il passato non è mai chiuso in se stesso, ma trova sempre nuova vita nel dialogo con il presente. Con Out of the box, e attraverso la nostra strategia su più livelli – riorganizzazione manageriale, ripresa del master plan architettonico, programmazione culturale e artistica – intendiamo costruire un museo dinamico, in cui il patrimonio storico e il contemporaneo si nutrono a vicenda, generando nuovi significati e aprendo prospettive inedite. La prima esposizione accosta due artisti strettamente legati alla città di Siena: Paladino autore del drappellone vinto dalla contrada del Drago durante il Palio dell’agosto del 1992; Bulgarini, tanto vicino al Santa Maria della Scala da diventarne frate oblato nel 1370”.

La scultura di Paladino – presentata per la prima volta a Siena il 10 novembre 1998, durante la mostra a cura di Sergio Risaliti, Itinere 1 in occasione dell’apertura del Centro arte contemporanea – Palazzo delle Papesse, è stata a lungo collocata nel cortile del Palazzo per poi essere trasferita nei depositi del Santa Maria della Scala nel 2008.

Le tavolette lignee a tempera oro dell’artista trecentesco, verosimilmente commissionate dall’ospedale senese, in origine erano due capi croce. Segate dal manufatto di cui facevano parte furono assemblate per svolgere la funzione di semplici immagini devozionali. Per la loro forma polilobata e le dimensioni ridotte (rispettivamente 18,3×16,7 cm e 18,4×16,5 cm), rimandano ai crocifissi in metallo dorato realizzati nelle botteghe orafe senesi fra la fine del Duecento e il Trecento.

Fortuitamente ritrovate nel complesso alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, le tavolette lignee sono state restaurate ad opera di Peter Stiberc nel 2001.

marco crimi

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