Il mondo dall’alto, a “StARTers – Assaggi d’arte” le vedute aeree di Yvonne Jacquette

 

 

Mixed Heights and Harbor From World Trade Center

Un volo per San Diego nel 1969, la magia delle nuvole ritratte dall’alto di un aereo, il primo seme di una passione per le vedute aeree che diventerà la cifra stilistica più evidente di Yvonne Jacquette. E’ lei, pittrice statunitense, visiting artist del Siena Art Institute per il mese di maggio, la protagonista dell’ultimo appuntamento con la stagione primaverile di “StARTers – Assaggi d’arte”, in programma martedì 8 maggio alle 18 (Siena, Via Tommaso Pendola, 37 – ingresso libero).

 

Yvonne Jacquette condividerà con il pubblico di “StARTers” l’evoluzione di un linguaggio artistico in cui il mondo è sempre stato una fonte di ispirazione molto più potente, molto più carica di fascino e di significato se guardato e ritratto in prospettiva aerea: prima le nuvole, poi interi paesaggi, infine le città, disegnate, dipinte, incise su legno e poi stampate, inizialmente di giorno, poi anche di notte, grazie ad un primo dipinto di un paesaggio notturno in prospettiva aerea, “East River View at Night”, che fornisce a Yvonne lo spunto per un costante studio sugli effetti della luce, sui riflessi e sugli oggetti dai contorni indistinti immersi nell’oscurità.

 

Uno dei soggetti più cari a Yvonne Jacquette è la città di New York, di cui fa disegni e dipinti sorvolandola in aereo, osservandola da uffici vuoti, ritraendola dall’Empire State Building o dall’alto del World Trade Center. Ma Yvonne dipinge anche vedute aeree di altre città, da San Francisco a Chicago, da Minneapolis a Philadelphia, da Vancouver a Tokyo e, più di recente, a New Orleans.

 

Un percorso artistico che non punta al realismo ma che parte dall’osservazione diretta della realtà per arrivare a costruire una nuova realtà: una realtà trasformata, frutto di un lavoro di composizione in cui le prospettive e i punti di osservazione sul mondo si moltiplicano, il gioco tra le proporzioni crea nuove configurazioni spaziali che evocano luoghi e paesaggi familiari, ma mai esattamente identici a quelli reali, in una combinazione di realismo e manipolazione, di immaginazione e ricordo.

 

Una visione nella quale gioca un ruolo importante la meditazione che Yvonne inizia a praticare circa 30 anni fa sotto la guida di maestri Buddhisti: “Da allora – racconta – ho avuto la consapevolezza che la mia idea di realtà non fosse che un punto di vista soggettivo, una tra le infinite idee di realtà possibili. E allora, perchè dovrei preoccuparmi che i miei lavori siano realistici?”

 

Con Yvonne Jacquette si chiude con successo il calendario primaverile di “StARTers”, che da febbraio a maggio ha visto undici artisti e professionisti, senesi e non, condividere tra loro e con la città il loro modo di intendere e di fare arte. “Un incontro di talenti, di percorsi e di esperienze – dice Miriam Grottanelli, direttore del Siena Art Institute – che ci ha arricchiti e che ci auguriamo abbia arricchito, emozionato e offerto spunti di riflessione al pubblico in platea. Un grazie agli artisti per l’entusiasmo e la generosità con cui hanno risposto al nostro invito, e alla città che ancora una volta li ha accolti con grande interesse e curiosità”.

 

Yvonne Jacquette

 

Yvonne Jacquette è nata a Pittsburgh, Pennsylvania, nel 1934, è cresciuta a Stanford, in Connecticut e vive attualmente tra New York, dove si è trasferita da adolescente, e Searsmont, nel Maine.

 

Dopo la sua prima collettiva a New York, nel 1962, ha esposto regolarmente i suoi lavori nei più autorevoli musei statunitensi. La retrospettiva a lei dedicata, “Aerial Muse: The Art of Yvonne Jacquette”, promossa nel 2002 dal Cantor Center for Visual Arts, Stanford University, California, ha viaggiato dal Colby College Museum of Art, Waterville, Maine, allo Utah Museum of Fine Arts, Salt Lake City, fino all’Hudson River Museum, Yonkers, NY. Nel 2008, il Museum of the City of New York ha organizzato la mostra “Under New York Skies: Nocturnes by Yvonne Jacquette”, allestita in contemporanea con “Street Dance”, mostra fotografica del marito, il fotografo e filmmaker Rudy Burckhardt, scomparso nel 1999.

 

I suoi lavori fanno parte delle collezioni di più di 40 musei. Tra questi, the Brooklyn Museum, NY; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington, DC; The Metropolitan Museum of Art, New York; The Museum of Modern Art, New York; Philadelphia Museum of Art, PA; and Whitney Museum of American Art, New York.