Pino Mencaroni e Alberto Ferrarese, giornalisti dell’agenzia di stampa nazionale Asca, ieri pomeriggio, all’Istituto Tommaso Pendola di Siena, insieme al sindaco Bruno Valentini e al presidente della Provincia Simone Bezzini, per l’incontro, in occasione della nuova edizione del loro libro Il codice Salimbeni (ed. Cantagalli), dal titolo “Il decennio breve. Una storia che ha cambiato Siena”.
<<Una fotografia dei fatti, sulla base dei documenti raccolti, allo scorso giugno, quando la pubblicazione è stata chiusa in tipografia>>. Un testo agevole, anche per i non ferrati in economia e finanza che inizia con un ben preciso riferimento temporale: il 9 maggio 2012, quando i finanzieri entrano a Rocca Salimbeni e a Palazzo Sansedoni, ma anche in Comune e in Provincia. Non è la prima perquisizione, ma, sicuramente, come scrivono gli autori, è il <<Big One, il terremoto che scuote la città e dopo il quale nulla sarà come prima>>.
Il nome di Siena e della sua Banca, la più antica del mondo, vengono battuti da tutte le agenzie e compaiono su tutta la stampa. E non solo quella nazionale. Tutto è nato dall’acquisto di Banca Antonveneta, o forse anche prima, con l’acquisto di Banca 121, come ha ipotizzato qualcuno fra i tanti presenti all’appuntamento al Pendola. I reati ipotizzati non sono, certo, di poco conto. Così come gli indagati. Alla ribalta la “banda del 5%”, le operazioni sui derivati, le perquisizioni. Mentre i Pm lavorano, portando avanti l’inchiesta, Siena, attonita, inizia a conoscere. A comprendere. A vedere una triste realtà. Inizia a riflettere sull’inimmaginabile: il rischio della fine di una storia, quella della sua banca, ma anche quella di una città fino a poco tempo fa portata come esempio nel mondo.
“Babbo Monte”, come lo chiamano i senesi, ha il futuro a rischio. Serve un aumento di capitale per mantenere la sua autonomia patrimoniale. La diatriba si allarga iniziano le accuse sulle ingerenze nelle questioni della Banca. Si cerca un colpevole che risponda per l’agire della Fondazione MPS. E intanto il famoso “sistema Siena” scricchiola. Alexandria, Nomura, Monti Bond, sequestri e dissequestri, le multe di Palazzo Koch, ma la storia non è ancora finita. Per ora, però, ha iniziato a cambiare Siena. E’ su questo scenario, abilmente presentato dagli autori, che Cesare Peruzzi, giornalista de Il Sole 24Ore, ha moderato gli interventi innescati dalla lettura del libro, del Sindaco Bruno Valentini e del Presidente della Provincia Simone Bezzini, su <<Una vicenda sciagurata – come ha aperto Peruzzi – che ha fatto perdere a Siena una delle sue principali ricchezze>>. E, come ha illustrato Mencaroni <<dal 2001, anno del nuovo statuto e della nuova Deputazione, scelta non su competenze ma “appartenenze”, la città, tra le più ricche del mondo, ha perso la Banca e vuotato la Fondazione>>. <<E le responsabilità – come ha evidenziato il Sindaco Valentini – sugli errori fatti e i reati commessi devono emergere. L’attuale dirigenza della Fondazione deve indagare. Non avrò pace, e lo dico come Sindaco e come cittadino, fino a quando non uscirà un “libro bianco” dove si spieghi, con chiarezza, agli azionisti e ai senesi cosa è successo>>. <<La banca può salvarsi senza la Fondazione, ma non il contrario. Un percorso difficile per evitare la nazionalizzazione, condiviso anche da Bezzini, ma servono obiettivi convergenti e, in un mercato che cambia va ripensato il concetto di banca, mentre per aiutare la Fondazione dobbiamo rinviare il più possibile l’aumento di capitale>>.
Intanto, mentre la città continua a discutere sulle conseguenze generate da una politicizzazione estrema, il Sindaco, di concerto con il Presidente della Regione e della Provincia, hanno chiesto un incontro con il Governo proprio per scongiurare la perdita della senesità della banca.