Una protesta a suon di musica. E’ quella che metterà in atto domani 13 febbraio l’Istituto superiore di studi musicali Rinaldo Franci di Siena. Il motivo della giornata di mobilitazione è il blocco del processo di riforma del sistema avviato sedici anni fa, la carenza di risorse pubbliche e la mancanza di interlocuzione con il sistema istituzionale per dare certezze nella programmazione. Abbiamo parlato con il presidente dell’istituto Rinaldo Franci Anna Carli per capire meglio i motivi della protesta e le iniziative previste.
Quali sono le ragioni della protesta?
Questa protesta nasce dalla riforma avviata nel 1999 che non è stata portata a conclusione. Questo fatto crea disagio a tutti gli istituti musicali. Noi stiamo lavorando con gli studenti ancora con i corsi in fase sperimentale. Questo non toglie nulla alla serietà degli studi proposti e al conseguente titolo, però non riusciamo ad avere una struttura certa su cui poi sviluppare le nostre proposte. Le faccio un esempio: noi abbiamo i corsi 3+2 come all’Università, ma il biennio è sempre in fase sperimentale. Proprio per questo il Ministero da anni lo ha bloccato, in quanto non ordinamentale. I nostri studenti di percussioni, per esempio, sono costretti ad andare altrove dopo il triennio.
L’altro aspetto è il reclutamento dei docenti. Vogliamo che questo sia più corrispondente alle nostre esigenze. Data per scontata una selezione nazionale, vorremmo che questa valutasse diversamente requisiti come l’attività concertistica o compositiva, per noi importanti.
La terza questione è che la riforma non è stata attuata nel passaggio totale degli istituti musicali allo Stato. Attualmente graviamo quasi esclusivamente sugli Enti locali. Abbiamo, però, gli stessi obblighi delle istituzioni musicali interamente statali, come i Conservatori. Tutto questo per ora è rimasto lettera morta, anche se il ministro Giannini aveva detto che si sarebbe risolto tutto entro il 2015.
Come mai proprio ora la protesta?
C’è stata mobilitazione anche in passato. L’unica cosa che non aveva dato la forza giusta era il fatto che i conservatori statali e gli istituti musicali finanziati dagli enti locali agivano separati. Questo ha sempre dato al ministro di turno un alibi. Ora abbiamo raggiunto un’unità d’intenti e questo ha dato maggiore risalto esternamente alla protesta.
Come mai non c’è mai stata la volontà politica di risolvere questi problemi?
Diciamo che c’è un’incertezza del Ministero sul cosa fare della formazione musicale da quando c’è stato il passaggio dal vecchio ordinamento al nuovo 3+2. Nel passato i ragazzi facevano, dai 12 ai 18 anni, il pre-accademico. Ora, oltre al pre-accademico, si è creato un percorso parallelo, quello dei Licei musicali. Solo che questi ultimi non danno la stessa preparazione che dà il pre-accademico e chi esce da lì si trova svantaggiato. Il sistema avrebbe bisogno di un riordino complessivo. In tutto questo il Ministero non riesce a trovare un progetto di riforma, perché le cose sono andate avanti autonomamente a pezzetti.
Quali saranno le iniziative del Franci per la giornata di protesta di domani?
Alle 11.30 andremo dal Prefetto per consegnargli il documento nazionale firmato da tutti gli istituti musicali d’Italia. Il pomeriggio qui in Istituto faremo un concerto che coinvolgerà diverse classi. Abbiamo pensato a un programma che parta dal ‘500 e arrivi fino alla contemporaneità. Avremo sia quartetti di viole che faranno Bach, che solisti che si cimenteranno in pezzi dall’Italiana in Algeri e dal Barbiere di Siviglia di Rossini. Poi avremo un quartetto di flauti che eseguirà composizioni di Bozza e il nostro coro che s’impegnerà in pagine di polifonia sacra e profana. Infine ci saranno due brani per ottoni di Gabrieli.
Potrà nascere qualcosa da questa fase di unità d’intenti fra tutti e quattro gli istituti musicali toscani?
In Toscana per fortuna eravamo già più avanti delle altre realtà nazionali. L’anno scorso facemmo insieme il concerto di Natale al Duomo con gli allievi di tutti gli istituti toscani, compresi quelli del Conservatorio di Firenze. Quel concerto l’abbiamo ripetuto in tutte e quattro le sedi. Stiamo ragionando per lavorare insieme sulla didattica, per esempio convalidandoci a vicenda i crediti. Non siamo all’anno zero, anche grazie alla Regione Toscana.
Cosa vi aspettate dal Comune di Siena e dalla cittadinanza senese?
Ci interessa che continuino a seguire i nostri eventi. Con il Comune vorremo continuare a collaborare per tanti appuntamenti come “Sette note in sette notti”. Altra situazione che vorremmo mantenere è l’attività educativa con i bambini. Naturalmente chiediamo al Comune che ci mantenga il suo sostegno e il suo contributo fino alla conclusione del processo di statalizzazione. Quando saremo statalizzati non ci scorderemo certo che siamo nati nel 1834 per volontà della banda comunale di Siena. Il legame con il territorio rimarrà sempre.
Emilio Mariotti