Stamattina, nella Sala delle Lupe di palazzo pubblico, è stato presentato e firmato il protocollo contro la violenza sulle donne. Sono intervenuti il sindaco Bruno Valentini, l’assessore alle Pari Opportunità Tiziana Tarquini, il sindaco di Murlo e consigliera provinciale Fabiola Parenti, e Silvia Brunori dell’Osservatorio sociale della Regione Toscana.
Nello specifico, il documento firmato prevede attività di prevenzione sul territorio attraverso azioni di natura culturale, la formazione degli operatori e l’attività sinergica tra le varie istituzioni e associazioni del territorio, come Donna chiama Donna e Aurore le quali gestiscono, rispettivamente, i centri antiviolenza locale e provinciale.
All’indomani delle violenze di Colonia da parte del branco, quasi a confermare che non è mai sufficiente parlare di problemi che riguardano la violenza e l’identità di genere, dalla conferenza è emerso che alla radice dell’aggressività c’è un problema culturale, per questo difficile da estirpare in quanto occorre tempo per educare e cambiare le regole di una società che si ritiene evoluta. Tutto ciò dovrebbe partire dall’educazione, dalla scuola e dai mezzi di comunicazione che veicolano l’informazione, come la pubblicità.
Le azioni di sensibilizzazione alla parità di genere devono dare un’inversione di tendenza alla cultura dominante, che può cadere e scadere nella violenza sulle donne, violenza fisica, verbale, economica, sessuale.
“Ancora oggi la maggior parte delle violenze psicologiche e fisiche si consumano tra le mura domestiche – ha spiegato Silvia Brunori – spesso in presenza di minori.” L’Osservatorio sociale, in base al rapporto dei dati dei centri antiviolenza con cui ha stretto una importante rete di comunicazione costante, ha registrato, per quanto riguarda lo scorso anno, 124 casi di violenza nella provincia di Siena, 624 dal 2009 al 2015. In media si tratta di donne sposate, sui 40 anni, e nel 70 per cento dei casi l’aggressione avviene da parte del partner o ex partner. Le violenze sessuali registrate in zona, nello scorso anno, sono state 12.
Un problema ulteriore che sottolinea ancora Silvia Brunori è che spesso, troppo spesso, le donne hanno difficoltà a sporgere denuncia perchè non riconoscono l’entità del danno subìto: delle 124 donne citate solo 36 hanno denunciato gli aggressori. Negli ultimi tempi, le donne hanno trovato un maggiore appoggio proprio nei centri antiviolenza, là dove psicologi e assistenti sociali non hanno spesso i mezzi e la preparazione adatta per un intervento tempestivo. Nel 57 per cento dei casi, le donne si sono rivolte prima ad un centro antiviolenza, dove trovano interventi psicologici e legali gratuiti.
La mattina si è conclusa con la performance teatrale di Silvia Priscilla Bruni e di Margherita Fusi dell’associazione culturale “Topi Dalmata” intitolata “Didone per esempio…” , che in chiave ironica, tramite storie tratte dalla mitologia e dalla tragedia greca, hanno fatto riflettere su temi universali.
Tilde Randazzo
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