Oltre al deputato della Fondazione Mps Paolo Fabbrini, che ha introdotto la presentazione, l’accurato approfondimento dei contenuti e del contesto è stato esposto da Alessandro Bagnoli della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Siena e Grosseto, seguito dalle considerazioni conclusive del curatore Roberto Bartalini.
Il volume, che vede la collaborazione di Francesco Aceto, Claudia Bardelloni e Silvia Colucci e la realizzazione da parte di una delle principali case editrici italiane di libri d’arte e d’architettura, la Società Editrice Umberto Allemandi & C. di Torino, ricostruisce uno dei momenti più gloriosi della storia della scultura a Siena, con un’analisi scientifica di monumenti e singole sculture dispersi sul territorio senese e non solo, appartenenti a collezioni private o musei.
L’arco temporale contemplato si sviluppa dagli anni in cui Nicola Pisano lavorava con i suoi aiuti nel cantiere della Cattedrale di Siena, al periodo attorno alla metà del Trecento, segnato dalla recessione economica e dall’epidemia di peste nera del 1348 che inevitabilmente indussero all’abbandono della ricostruzione della Cattedrale. Protagonisti dell’epoca furono Gano di Fazio e Tino di Camaino, gli anonimi lapicidi della cattedrale e Goro di Gregorio, Agostino di Giovanni e Lando di Pietro, Giovanni e Domenico d’Agostino, le cui opere sono state raccolte e descritte capillarmente in questo volume che si avvale del regesto della documentazione d’archivio e di un vasto apparato fotografico.
Maestri dalle competenze non solo scultoree, ma anche progettuali, organizzative e di coordinamento; maestri di pietra, ma anche di intaglio ligneo, scultura che si distingueva per funzione e destinazione d’uso: pietre e marmi venivano lavorati per l’architettura esterna, interna o per i complessi sepolcrali; mentre il legno per suppellettili, decorazione di arredi o rappresentazione di immagini sacre, opere maneggevoli e facili da trasportare.
La scultura medioevale, inoltre, fu scultura dipinta e dorata, nonostante larga parte delle opere sia giunta a noi monocromatica per effetto del tempo e delle puliture e favorì l’integrazione tra competenze diverse e collaborazione tra scultori e pittori.
Di rilievo sono le pagine che il curatore dedica alla fabbrica della Cattedrale, dal precorso cronologico dei maestri che si sono succeduti, ai considerevoli manufatti prodotti, alle motivazioni che hanno determinato la peculiarità del “duomo nuovo” rimasto incompiuto.
Elegante e raffinato, il diciassettesimo volume della collana editoriale della Fondazione Mps Itinerari e proposte affronta per la prima volta il fenomeno della scultura senese al passaggio dal Due al Trecento nella sua globalità e si propone quale valido e completo documento di approfondimento e di studio.
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