La Grande Guerra nella Contrada del Bruco

Domani (venerdì 15 aprile) alle 18, le porte del museo della contrada del Bruco si apriranno per accogliere tutti quelli che vorranno fare un salto nel passato, attraverso un percorso di storie, aneddoti e immagini raccolte nel libro “Il Bruco negli anni a cavallo della Guerra del ‘Quindici Diciotto’ – Frammenti di Storia“. Realizzato grazie al contributo di Banca Cras, il volume verrà presentato in occasione del centenario della prima guerra mondiale. Il libro ripercorre la storia attraverso le vicende dei brucaioli caduti e delle loro famiglie, tutti nomi riportati nel monumento funebre conservato nell’oratorio della contrada, inaugurato il 27 giugno del 1920 e realizzato da Fulvio Corsini. Seguirà la cena nelle stanze della contrada con lo stesso menù servito proprio nel 1920 al banchetto di chiusura. Durante la serata sarà presentata una medaglia fatta coniare in bronzo dalla contrada per commemorare il centenario della Grande Guerra ed i propri caduti e sarà proiettato un cortometraggio.

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Non solo ricordi di un’epoca lontana, ma la testimonianza indelebile di come le contrade non rinunciarono alla loro esistenza neanche quando il Palio venne sospeso. Tra le pagine, ci si imbatte nella dettagliata descrizione del movimento civico di esse e del Magistrato delle Contrade, attivi nel sostenere i bisogni di quelle famiglie aventi richiamati al fronte con fondi devoluti dalle contrade stesse, solitamente usati per i festeggiamenti del Palio.

Sembrano storie e valori ormai dimenticati, ma il Bruco ci dimostra quanto questa voglia di contribuire sia ancora insita nei cuori dei contradaioli. Per l’occasione, infatti, sono state ben 18 le famiglie che hanno voluto donare le loro memorie per la realizzazione del libro e tra queste, ho scoperto, anche la mia. Una certa soddisfazione mista all’imbarazzo di averlo scoperto per caso, in effetti, ma la commozione è subentrata velocemente a tutto il resto. Rosanna Falchi (nonna Rosi, per chi scrive) racconta teneramente le ‘favole’ di guerra che suo nonno, Dario Coppi, era solito narrarle quando era piccola. Un uomo partito per il fronte, fatto prigioniero in Austria ed è toccante leggere le sue parole alla nipote, incredibile come l’amore riesca a rendere dolce anche una storia di guerra e fame, dove la morte ti soffiava sul collo ad ogni passo e non sapevi mai se il freddo patito di notte ti avrebbe permesso di vedere l’alba. Eppure, sembra davvero una favola. E io quello stesso affetto lo ritrovo oggi, in nonna Rosanna.

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Il centenario della guerra non è solo un’occasione per ricordare coloro che hanno sacrificato la vita per difendere il loro paese e questo il Bruco ha voluto sottolinearlo con la realizzazione di un’opera che parla di guerra, ma anche di persone, di sentimenti e tradizione, tutti fattori che a Siena fanno pensare subito alla contrada, ciò che ci è più caro. Sì, perché uno sguardo nel passato ci aiuta a ripescare quegli antichi valori che abbiamo lasciato affondare con troppa distrazione, lasciandoci scorrere addosso la vita senza dar peso all’immenso bagaglio culturale che la nostra città ci offre e che noi, da senesi e contradaioli, dobbiamo proteggere. Le persone, prima delle mura. Il ricordo, prima delle strade.

Arianna Falchi