“La rana gracida”, voce narrante Francesco Burroni, musiche dal vivo di Francesco Oliveto (tastiere e live electronics) e Martina Bollesi (violoncello), è una produzione Aresteatro in collaborazione con l’ANPI di Siena, l’Istituto Storico Resistenza senese e dell’età contemporanea e le Stanze della memoria. Liberamente tratta dall’autobiografia di Renato Masi “Gino” dell’editrice Pascal, l’opera teatrale racconta la ribellione di un ragazzo che con il suo “granello di sabbia” ha contribuito a liberare l’Italia dalla dittatura fascista.
La storia inizia con l’arresto di Renato Masi a Siena per volantinaggio e prosegue con il trasferimento nel carcere di Parma e la fuga sotto un bombardamento. Poi, un nuovo arresto e la liberazione a Casciano di Murlo, l’ingresso nella brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini”, la battaglia di Monticiano, la Liberazione di Siena e ancora la partenza come volontario nella Divisione Cremona per la Liberazione del nord est d’Italia. Dal racconto emerge uno spaccato inedito della lotta partigiana, ma anche una fotografia fedele di quegli anni in Fontebranda, il quartiere della Contrada dell’Oca, dove Renato ha passato tutta la sua vita e dove si era costituto il gruppo antifascista clandestino “La riscossa”.
“Forse un po’ troppo idealizzata, istituzionalizzata negli anni del dopoguerra, e spesso anche da chi non vi aveva realmente partecipato, la Resistenza italiana – spiega Francesco Burroni – ha poi subito da parte dei governi che si sono succeduti e di una certa complice storiografia una progressiva presa di distanza dai suoi valori e dalla sua memoria fino ad arrivare, negli ultimi anni in particolare, a un deliberato e colpevole disconoscimento e a mettere addirittura sullo stesso piano colpevoli e vittime, fascisti e partigiani, creando un antistorico e ibrido parallelismo”. “Ripercorrere la storia di quegli anni – afferma Burroni – serve dunque in primis a ristabilire la verità storica, senza limitarsi a compiere nostalgici tuffi nel passato, per ricercare nella storia della Resistenza quei valori che sono validi ancora oggi e che sempre lo saranno e sui quali non ci si deve mai stancare di riflettere: il rifiuto istintivo di ogni sopruso e di ogni dittatura, la volontà di reagire a qualsiasi tipo di violenza fisica e psicologica, la speranza di una società migliore più libera e più giusta”.
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