Una storia di malattia e di guarigione nel manicomio fiorentino di San Salvi, documentata dalla ricerca antropologica e raccontata attraverso le suggestioni dell’arte. Sarà dedicato alle contaminazioni tra questi due linguaggi e al contributo che le etno-installazioni possono offrire alla divulgazione dell’indagine antropologica l’intervento di Giuditta Barduzzi, Francesca Bazzanti e Federica Caponnetto in programma martedì 21 febbraio alle 18 a “StARTers”, il ciclo di chiacchierate d’arte del Siena Art Institute (via Tommaso Pendola, 37, Siena – ingresso libero)
“La storia della sposina: un’installazione etnografica” illustrerà l’installazione realizzata nel 2010 dalle tre antropologhe per la mostra collettiva “Oggi, nel corso della vita. Riti di passaggio”, che si è svolta a Matera nell’ambito del seminario “Essere Contemporanei” organizzato da Simbdea (Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici). Un’installazione che mette in scena, attraverso il linguaggio delle arti figurative, la ricerca sul campo con cui le tre studiose hanno documentato la storia vera di una giovane sposa, internata a San Salvi per una grave depressione negli anni ‘60 e guarita grazie ad una terapia, non convenzionale per l’epoca, ideata dal suo psichiatra.
“Una storia che ci è stata raccontata dallo stesso psichiatra, il dottor Giuseppe Giannoni, nel corso della nostra ricerca sul campo nell’ex ospedale psichiatrico di San Salvi – spiega Giuditta Barduzzi – e che, a partire dai dati raccolti durante l’indagine, abbiamo voluto evocare in una etno-installazione facendo leva su alcuni elementi iconici: un abito da sposa/camicia di forza, che racconta il doppio status della donna, allo stesso tempo moglie e malata; l’intervista allo psichiatra che l’ha avuta in cura e che ripercorre le tappe della malattia e della guarigione; un mazzo di chiavi, simbolo della condizione di reclusa della donna ma anche delle dinamiche di potere che caratterizzavano i manicomi negli anni ’60, prima dell’entrata in vigore della legge Basaglia”.
“Questa esperienza – conclude Barduzzi – è stata una sfida, un’opportunità per metterci alla prova con il linguaggio delle arti figurative, a cui non facciamo abitualmente ricorso nel nostro lavoro ma che, proprio perchè molto accessibile e visivamente di grande impatto, ha un potenziale altissimo come strumento di divulgazione della ricerca antropologica anche tra i non addetti ai lavori”.
Dopo questa incursione nell’antropologia e nelle sue intersezioni con l’arte, “StARTers” proseguirà, martedì 28 febbraio, con Jenny Snider, artista newyorkese attualmente ospite dell’Accademia di Roma in qualità di vincitrice del Rome Prize in Visual Art 2011, che condividerà il suo percorso artistico con il pubblico del Siena Art Institute.
In calendario, fino a metà maggio, altri 10 incontri in cui gli artisti in residenza del Siena Art Institute – la drammaturga newyorkese Kia Corthron (6 marzo), l’artista nicaraguense Rolando Castellòn (3 aprile), la pittrice americana Yvonne Jacquette (8 maggio) – si alterneranno a personalità del mondo dell’arte, senesi, italiane e d’oltreoceano, offrendo al pubblico di “StARTers” uno sguardo a 360 gradi sull’arte e sull’essere artisti nella società moderna: Luigi Di Corato, Direttore della Fondazione Musei Senesi (13 marzo), Guido Burchi, consulente musicologico all’Accademia Musicale Chigiana (20 marzo), e poi Valeria Indice (27 marzo), Fabio Mazzieri (10 aprile), Franca Marini (17 aprile), Simone Signorini (24 aprile), che racconteranno i loro percorsi artistici spaziando dalla pittura alla musica alla video arte.
Come per le precedenti stagioni di “StARTers”, anche per gli appuntamenti di questa primavera sarà fornito, su prenotazione (info@sienaart.org ), un servizio di interpretariato in Lis (Lingua Italiana dei Segni): una scelta che testimonia la vocazione del Siena Art Institute per la piena accessibilità delle sue iniziative alla comunità sorda.
Il calendario completo di “StARTers – assaggi d’arte” è consultabile sul sito del Siena Art Institute, www.sienaart.org
Giuditta Barduzzi, Francesca Bazzanti, Federica Caponnetto
Giuditta Barduzzi, Francesca Bazzanti e Federica Caponnetto sono laureate in antropologia culturale all’Università degli Studi di Firenze. I loro campi di interesse spaziano dall’antropologia museale alla ricerca etnoantropologica fino all’etno-installazione, ambito con cui si sono cimentate in occasione della partecipazione alla mostra “Oggi, nel corso della vita. Riti di passaggio”, che nel 2010 ha raccolto 20 etno-installazioni a Matera in occasione del Convegno nazionale “Essere Contemporanei” organizzato da Simbdea (Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici). La loro installazione “Il fuori dentro e il dentro fuori. Riti di passaggio nella storia di una sposina in manicomio”, risultato del percorso di ricerca svolto nell’ex ospedale psichiatrico di San Salvi sotto la guida del professor Pietro Clemente, docente di Antropologia culturale presso il Dipartimento di Storia delle arti e dello spettacolo dell’Università degli Studi di Firenze, è stata scelta per la copertina della rivista “Antropologia Museale”, quadrimestrale della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici
In allegato, un’immagine dell’etno-installazione “Il fuori dentro e il dentro fuori. Riti di passaggio nella storia di una sposina in manicomio” di Giuditta Barduzzi, Francesca Bazzanti e Federica Caponnetto