Chi ha la fortuna di avere una Storia, può usarla in due modi: il primo è di menarne vanto; il secondo, di trarne ispirazione. E’ stato questo secondo modo che ci ha indotto a richiamare dalle nebbie del passato il ricordo di un’antica festa. Infatti, alla data del 1 maggio, nel “Diario senese” di Gerolamo Gigli (pubblicato nel 1723) si legge:
“Giorno consacrato alle palme dei S.S. Giacomo e Filippo Apostoli. Festa alle Monache di S. Chiara dove il Pubblico manda lib. 12 di cera e l’Arte de’ Vasai va con offerta simile. Quivi era già un Monastero, che diceasi la Badia Nuova. Festa alla chiesa della Contrada del Nicchio”.
La citazione evidenzia una serie di coincidenze: la festività sei SS. Apostoli Giacomo e Filippo, protettori dell’Arte dei Vasai e, al tempo stesso, Avvocati della Contrada (lo attesta il frontespizio dei verbali relativi al XIX secolo) dopo esserne stati per secoli anche protettori. Infatti, si fa festa, oltre che nella Chiesa delle monache di Santa Chiara ancora dedicata agli Apostoli, anche nell’Oratorio del Nicchio, dedicato dal 1685 al nuovo Protettore: S. Gaetano. C’è poi il riferimento all’antico monastero vallombrosano, ceduto alle monache di S. Chiara nel 15…, e poi adibito a usi militari (prima come Distretto e, oggi, come Caserma del 186° Reggimento ‘Folgore’).
Nel XIII secolo, l’Abbadia Nuova fu, infatti, la culla della Contrada e che ancora dà il nome alle due Compagnie militari del Nicchio.
Tuttavia, non è stata l’erudizione a fornire lo spunto per istituire la Festa all’Abbadia Nuova (come si è deciso di intitolare l’evento), quanto la volontà di stimolare un rinnovato senso di appartenenza, senza il quale la vita di una Contrada si riduce a monotona vita di circolo. Intento, il nostro, ovviamente nobile, ma anche non immediatamente percepibile, poiché, da sempre (lo attesta Machiavelli),
“gli uomini non credono alle novità se non ne veggono nata una ferma esperienza”.
Inoltre, l’aver posto al centro dell’evento la ceramica contemporanea, ha sfidato la convinzione fascio-comunista che il Popolo debba contentarsi di una cultura limitata alla sagra del ciambellino, al ballo liscio e ai cori di montagna. Tutto il resto sarebbe roba fine per gente che ha studiato.
Non si capisce, però, la ragione per cui la bellezza dovrebbe esser appannaggio di una ristretta élite.
In realtà, il ricorso all’organizzazione di eventi culturali nell’ambito della Festa, è stato un mezzo per acquistare autorevolezza e provare che la legittima aspirazione del Nicchio per un suo ritorno a S. Chiara ha una valenza che oltrepassa i confini della Contrada, e perfino quelli della stessa Città. Senza contare, poi, che l’alta qualità della Festa può mostrare come le Contrade senesi non sono enti destinati solo ad animare un tipo di Palio assediato da ogni parte da ansia d’immagine e affarismo opportunista, ma istituzioni secolari, eredi di un notevole patrimonio di civiltà e di cultura.
Le sei precedenti edizioni della Festa hanno tutte centrato il bersaglio, crescendo continuamente, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, fino a quella di quest’anno che ha raccolto apprezzamenti internazionali e vasta notorietà tra gli esperti. Ne sono prova la grande partecipazione alla cerimonia per la consegna del premio ‘Antica Arte dei Vasai’ all’artista svizzera Petra Weiss, e l’importanza degli enti e delle imprese che hanno patrocinato e sostenuto l’evento.
Gran merito va al Direttore artistico Carlo Pizzichini, ma anche all’Associazione Arte dei Vasai della Nobile Contrada del Nicchio onlus: un organismo che si aggiunge a quelli tradizionali della Contrada, non solo per fronteggiare la perdita di risorse seguita alla crisi finanziaria della Città, ma soprattutto per fornire ai Contradaioli più sensibili un’opportunità ulteriore per dimostrare il loro attaccamento ai valori alti che la Storia ha consegnato alle nostre tradizioni.
Siena, se vuol risollevarsi dalla crisi in cui è stata gettata da decenni di dissennata ‘bancocrazia’, deve riscoprire la supremazia della competenza e dell’iniziativa del singolo sull’appartenenza consociativa a correnti, circoli e circoletti. Deve riflettere sul fatto che sono le idee serie e documentate a generare ricchezza. Come dicevano i Romani:
“L’oro non trova i buoni soldati, ma i buoni soldati trovano l’oro”.
Con una punta d’orgoglio, possiamo affermare che il successo della Festa all’Abbadia Nuova ne è prova concreta.
Paolo Neri