Franco Rossi, essere presidente di Eroica Italia significa avere sulle spalle la regia di un evento che porta a Gaiole in Chianti migliaia di ciclisti da tutto il mondo. Qual è la responsabilità più grande che sente in questo ruolo?
«Oltre agli aspetti autorizzativi, organizzativi e legati alla sicurezza, il compito mio e di tutta la squadra è mantenere L’Eroica autentica e originale. La nostra vera missione è custodire quella magia speciale che qui si respira e che ci distingue da ogni altro evento».
L’Eroica è un evento complesso, che coinvolge volontari, istituzioni, sponsor, forze dell’ordine e comunità locali. Come si coordina un’organizzazione così ampia?
«Chi pedala a L’Eroica è protagonista della propria impresa; allo stesso modo chi organizza vive la stessa emozione, perché sa di essere parte della riuscita dell’evento. La forza è nella squadra: circa 900 persone tra volontari, istituzioni, sponsor e comunità locali. È un risultato straordinario che ci rende orgogliosi. Quest’anno abbiamo voluto rafforzare anche il lato sociale con il Circolo Eroico, un luogo dove amicizia e spirito di squadra accompagnano il lavoro organizzativo».
Oltre allo sport, c’è un enorme lavoro di logistica: percorsi, segnaletica, sicurezza, ristori, assistenza. Qual è il momento dell’anno in cui la pressione è più alta?
«Ogni settore ha un responsabile che lavora in stretto contatto con la segreteria generale. Durante l’anno organizziamo altri eventi che ci aiutano a consolidare ruoli e competenze. Ma gli ultimi quaranta giorni sono i più intensi: lì la concentrazione è massima. Organizziamo incontri settimanali di allineamento per garantire che ogni dettaglio sia curato al meglio».
Un evento di queste dimensioni richiede anche grande attenzione alla sicurezza. Come proteggete migliaia di ciclisti su percorsi così diversi e lunghi?
«La sicurezza è oggi un tema centrale. Le nostre strade bianche, uniche al mondo, offrono già di per sé una “sicurezza naturale”, lontana dal traffico. A questo aggiungiamo un’organizzazione capillare a terra e il supporto delle autorità: Prefettura, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale. Il territorio riconosce il valore del Popolo Eroico e questa alleanza è fondamentale per tutelare tutti i partecipanti».
Negli anni L’Eroica è diventata un simbolo internazionale. Quanto è difficile mantenere l’autenticità e i valori originari mentre si cresce in numeri e notorietà?
«È una sfida continua. Crescere non deve mai significare snaturarsi, ma saper trasmettere i valori originari a un pubblico sempre più vasto. Ogni scelta deve rispettare lo spirito eroico: il nostro DNA è fatto di passione, radici e autenticità. È questo che ci permette di restare fedeli all’anima dell’evento mentre i numeri crescono».
Coordinare un evento così grande vuol dire anche saper gestire imprevisti: meteo, viabilità, emergenze.
«Abbiamo un piano di sicurezza che copre sia la corsa sia il festival. Negli anni ci siamo trovati ad affrontare condizioni meteo difficili o problemi di viabilità, e ogni volta li abbiamo superati grazie alla solidità dell’organizzazione e alla collaborazione con autorità e associazioni».
L’Eroica non è solo una corsa, ma una festa che abbraccia Gaiole e tutto il territorio circostante. Quanto conta il rapporto con la comunità locale?
«Chi arriva a Gaiole trova il sorriso sincero di chi vuole trasmettere felicità. Le comunità locali sono parte integrante di questo sorriso: senza il loro entusiasmo e la loro accoglienza, L’Eroica non avrebbe lo stesso fascino. Insieme creiamo quell’atmosfera unica, fatta di tradizione, calore e fedeltà alle radici».
L’arrivo di ciclisti da ogni continente è anche un’occasione straordinaria per promuovere il Chianti e la Toscana. Come vive questa responsabilità di “ambasciatore” del territorio?
«I ciclisti portano con sé accompagnatori e amici: le presenze totali arrivano a 25-30.000 persone. Si tratta di una ricaduta economica e d’immagine enorme per il Chianti e Terra Eroica. Mi sento responsabile di promuovere il territorio con autenticità: il futuro sta nella qualità dell’accoglienza e dei servizi, restando sempre fedeli alla nostra identità».
Dietro la fatica e le lunghe ore di lavoro c’è sicuramente anche tanta soddisfazione. Qual è il momento più emozionante che vive ogni anno come presidente?
«I momenti più emozionanti sono due: la partenza alle 4.30 del sabato, con le biciclette antecedenti il 1930 sul percorso lungo – che vivo sempre con un pizzico di invidia perché vorrei essere anch’io in sella – e l’arrivo dell’ultimo ciclista la domenica sera, accolto con lo stesso entusiasmo dei primi. In questi due istanti si racchiude l’essenza de L’Eroica».
Guardando al futuro, quali sono le sfide principali per continuare a far crescere L’Eroica senza perdere autenticità?
«La priorità è coinvolgere le nuove generazioni: i giovani sono il futuro. Per questo abbiamo progetti durante tutto l’anno e, in questa edizione, una Mini Eroica dedicata a Luciano Berruti con attività per bambini e ragazzi: Bimbi in bici e La passeggiata Mini Eroica. Allo stesso tempo cresce l’impegno per la sostenibilità: dal Manifesto del ciclismo sostenibile ai ristori con prodotti locali. Il futuro sarà ridurre ancora di più l’impatto ambientale, valorizzare la filiera corta, incentivare trasporti pubblici e materiali ecologici. Vogliamo che L’Eroica sia non solo un evento, ma anche un modello di responsabilità e rispetto».