Le foto di Robert Capa colpiscono gli occhi, il cervello, il cuore. Sono delle pallottole di coscienza che ci feriscono con l’orrore della guerra. Per questo la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” di San Gimignano ha deciso di dedicare una mostra al grande fotoreporter. Quello che si aprirà domani non sarà un allestimento qualunque, ma sarà improntato sulle foto realizzate in Italia, durante la seconda guerra mondiale.
Capa, infatti, fra il 1943 e 1944 venne tre volte nel nostro Paese per documentare la risalita dello Stivale da parte delle truppe angloamericane. Degli oltre mille scatti realizzati in questi due anni ne sono stati scelti 78, alcuni conosciuti, altri molto meno.
Il fotografo passò dalla Sicilia, da Napoli e fu presente anche all’assedio di Montecassino. Nelle sue foto ci sono scatti di gioia, di ospitalità, di rassegnazione. Ci sono i volti dei contadini siciliani, dei soldati marocchini al seguito dell’esercito francese, delle madri napoletane che piangono i figli morti. Non mancano nemmeno degli scatti dei prigionieri tedeschi, così umani nella loro sconfitta.
Considerato da alcuni il padre del fotogiornalismo, Robert Capa (Budapest, 1913 – Thái Binh, Vietnam, 1954) visse la maggior parte della sua vita sui campi di battaglia, vicino alla scena, spesso al dolore, a documentare i fatti. Una delle frasi che amava ripetere e che riassume bene la sua filosofia recita “se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”.
Il fotoreporter ungherese, fondatore dell’Agenzia Magnum insieme a Cartier-Bresson, Seymour, Rodger e Vandivert, in oltre vent’anni di attività seguì cinque maggiori conflitti mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina. In quest’ultimo conflitto trovò la morte saltando su una mina.
La mostra Robert Capa in Italia 1943-1944 è stata voluta dal Comune di San Gimignano, il Museo Nazionale Ungherese di Budapest, la Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia in collaborazione con Opera-Gruppo Civita.
L’esposizione, curata da Beatrix Lengyel, è stata ideata dal Museo Nazionale Ungherese di Budapest e promossa dal Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria.
I 78 scatti selezionati provengono dalla serie Master Selection III che il Museo Nazionale Ungherese ha acquistato tra il 2008 e il 2009. La collezione comprende 937 fotografie scattate dal fotoreporter ungherese in 23 paesi di 4 continenti. Le altre due Master Selection sono conservate a New York e a Tokyo. Queste collezioni sono state realizzate da Cornell Capa, fratello di Robert, e da Richard Whelan, biografo del fotografo.
La mostra resterà aperta fino al 10 luglio 2016. Merita di andare a vederla, sia per la qualità intrinseca delle fotografie sia per il loro valore di testimonianza dell’Italia in macerie. Perché, come dice Beatrix Lengyel, Capa aveva un solo obiettivo: “Mai più la guerra”.
Emilio Mariotti