Per gli antichi Romani la vendemmia era un vero e proprio rito legato sia alla religiosità , ma anche una festa propiziatoria dell’abbondanza e della buona fortuna.
Una recente scoperta, avvenuta casualmente tra il 2017 e il 2018, ha portato alla luce una cantina vinicola dell’antica Roma, unica e in ottimo stato di conservazione, dove la vendemmia assumeva i connotati di spettacolo divertimento e goduria. Siamo sulla via Appia Antica, a circa 7,5 km a Sud di Roma, nei pressi di Villa Quintili: qui è stato rinvenuto un antico edificio datato 240 d.C., che sembra una mini-cantina vinicola, destinata a soddisfare i diletti dell’imperatore. Sono stati gli studiosi Emlyn Dodd, vicedirettore della British School di Roma e gli archeologi Giuliana Galli e Riccardo Frontoni a rivelarlo alla rivista Antiquity.
I resti mostrano come l’edificio fosse decorato sontuosamente, a differenza degli edifici tradizionalmente destinati alla produzione del vino di quel tempo. I ricercatori collegano questo sfarzo ad un livello di opulenza molto elevato. Gli schiavi producevano il vino pestando i grappoli su un pavimento di marmo color porpora (una scelta alquanto bizzarra, e poco pratica, dato che il marmo con il mosto diventa scivoloso). Il liquido convogliava in tre fontane, dalle quali veniva poi riversato in tini di fermentazione, anch’essi in marmo (mentre era prassi usare il cocciopesto).
Gli spazi di vinificazione erano circondati da banchetti, dove l’imperatore avrebbe mangiato insieme ai suoi commensali ed assaggiato il mosto appena estratto. Si trattava dunque di un vero e proprio teatro a cielo aperto, dove assistere allo spettacolo della vendemmia, e nel quale le élite romane facevano sfarzo della loro posizione sociale e del loro stato politico.
Stefania Tacconi