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Note per ascoltare oltre le sbarre

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Costanti in passato ha ricevuto due premi dal Club Tenco. Non solo, ha collaborato con altri “toscanacci” come Pieraccioni, Benvenuti e Monni.

Il cantautore Nicola Costanti è proprio un toscano. Ironico, tagliente e con una grande umanità. La sua toscanità martedì scorso l’ha messa in mostra su un palco particolare, quello del teatrino della Casa Circondariale di Santo Spirito a Siena. Il 21 giugno, in occasione del solstizio d’estate, in tutta la città è stata celebrata la “Festa della Musica” e il direttore dell’istituto di pena Sergio La Montagna ha pensato che fosse giusto festeggiarlo anche in carcere.

Costanti, originario di Montalcino, abita tra Chiusdino e Buonconvento. “Toscanaccio doc”, ha collaborato con personaggi come Leonardo Pieraccioni, Alessandro Benvenuti e Carlo Monni. Nel ’98 e nel 2003 ha ricevuto due premi Rassegna della canzone d’autore del Club Tenco a Sanremo. Da tempo collabora con il giornalista e poeta Marco Brogi. Costanti non è il primo artista a esibirsi in un carcere, basta ricordare il concerto di Johnny Cash  alla prigione di Folsom del 1968, che tanto scalpore suscitò nel’opinione pubblica a stelle e strisce. Ai giorni nostri iniziative simili stanno aumentando, parallelamente alla cultura del recupero sociale del detenuto.

Il concerto di Nicola Costanti a Santo Spirito è rientrato nel tour di esibizioni in luoghi non convenzionali, come ad esempio le Caritas. Questa attenzione verso le persone ai margini della società, per scelta o per condizione esterna, è dovuta alla forte influenza che ha avuto sul cantautore ilcinese la figura di Fabrizio De Andrè. Durante il concerto, oltre all’artista genovese, è stato citato papa Francesco. A Bergoglio Costanti ha dedicato la canzone “Il sogno di Francesco”, un elogio all’umanità dell’attuale pontefice.

Tutta l’esibizione si è giocata nel difficile equilibrio tra un invito alla riflessione e il brio della canzonatura – dei potenti – ironica. I detenuti presenti hanno interagito con Nicola Costanti scherzando e cantando assieme. La chiusura del concerto è stata una versione corale di “Io vagabondo” dei Nomadi, un vero e proprio inno al viaggiare e alla libertà, due fra le privazioni più grandi per chi deve soggiornare in carcere.

Emilio Mariotti

(Foto di Isotta Carapelli)