Per Lunedilibri, la rassegna culturale, ad ingresso libero, promossa dall’assessorato alla Cultura, il 14 maggio alle ore 17,30 Giovanni Gozzini (docente in Storia del giornalismo all’Università degli studi di Siena) presenterà, al pubblico della Biblioteca comunale degli Intronati, il libro Fogli di diario 1945-1946 di Paolo Cesarini (edita con il contributo della Fondazione MPS dall’Associazione Amici di Romano Bilenchi). Insieme a Gozzini Roberto Barzanti e Pietro Peli.
Nella pubblicazione, fresca di stampa, curata con grande attenzione e abbondanza di note da Pietro Peli, risalta la personalità di Paolo Cesarini (1911-1985), giornalista e scrittore senese, non conosciuto e apprezzato nella misura che meriterebbe.
Il libro presenta al lettore alcune pagine di un diario forse non destinato alla pubblicazione: pensieri e annotazioni scritti per non dimenticare accadimenti e luoghi, autori e incontri di un’epoca tramontata con le tragiche devastazioni della Seconda guerra mondiale.
Gli appunti, scritti dal ’45 al ’46, abbracciano solo un breve lasso temporale: il periodo che va dal 1943 al 1945, ma il taglio da ‘cronaca differita’ – come lo definisce Roberto Barzanti nella sua dettagliata presentazione – riesce a delineare, e bene, i personaggi di una tormentata vicenda personale inquadrata in una cruciale fase di passaggio. Con gli avvenimenti, che Cesarini ferma sulla carta, prendono forma anche le sue riflessioni e l’acuto, sebbene controllato, malessere che le accompagna.
Ne è un esempio la riflessione sulle tante cose fatte dai 24 ai 34 anni: “Ho fatto il soldato: ho combattuto con onore, sono stato mutilato e decorato al valore, sono arrivato a dover considerare se tutto ciò non sia un disonore o almeno una stupidità. (…) ho assaporato, senza stupida boria, il piacere di essermi fatta una posizione con il lavoro, l’intelligenza e l’onestà e ho dovuto provare l’amarezza della sconfitta inaspettata. E’ rimasta l’onestà di aver raggiunto quelle ‘altezze’ senza aver adoperato mezzi ignobili. Queste considerazioni non so quanti altri possano farle ed è una grande consolazione”.
Come scrive Barzanti, infatti, da queste note sopravvissute risulta chiara l’onesta riflessione di un uomo che, dopo aver vissuto, da giornalista e intellettuale, gli anni del fascismo non si ritrova nella facile disinvoltura dei voltagabbana, nel “celere conformarsi al nuovo clima”. Riandando ai primi anni della ricostruzione Cesarini non esiterà a confessare: “la verità è che ciò che mi tormentò nel dopoguerra fu la crisi per la mia crisi, il perché del perché, cioè l’impegno di scoprire le ragioni di quanto mi era successo”. E in questo difficile cammino a ritroso emergono figure e momenti di una città, Siena, ritrovata all’alba di una nuova epoca, tutta da decifrare.