La pubblicazione La cucina nell’arte senese, presentata questo pomeriggio (martedì) nel complesso museale del Santa Maria della Scala, nasce da un’idea del professor Luciano Franchi per celebrare il decennale della fondazione della Delegazione Siena Valdelsa dell’Accademia Italiana della Cucina, il quadriennale del Consolato di Siena della Union Européenne des Gourmets e, in contemporanea, come ha scritto Mauro Civai nella presentazione, per valorizzare i fondi fotografici custoditi dal Comune di Siena. In effetti si tratta di un tema molto originale, sicuramente trattato per la prima volta, in grado di far conoscere una sezione specifica del cospicuo materiale catalogato della Fototeca Giuliano Briganti.
Nel libro, fuori commercio, ma richiedibile direttamente alla Fototeca, il tema della cucina viene affrontato in senso lato: nell’iconografia dell’arte, antica e moderna e nelle produzioni a soggetto sia sacro sia laico. Una ricerca, questa, sicuramente preziosa per coloro che, oltre a conoscere, attraverso la pittura, eventi e personaggi della storia senese, desiderano – come ha evidenziato Franchi – approfondire conoscenze sul cibo, la cucina e le attività ad esse collegate. Uno spaccato di vita quotidiana di grande aiuto per entrare nel “contesto privato e sociale nel quale si colloca l’episodio pittorico, e, quindi, di rilievo dal punto di vista accademico, artistico e culturale”.
Il termine “cucina”, quindi, non si deve intendere come un particolare, antico ricettario, ma, al contrario, nel senso estensivo della ricerca, nell’ambito della sacralità della pittura, nella proposizione di alimenti cotti e crudi, bevande, ambienti, arredi, tavole scarne o imbandite, tovaglie, stoviglie, e tutto quanto si possa ricondurre a questa parola, in un quadro di misticità del sacro che, fino ad oggi, richiedeva un’attenzione esclusiva, considerando le altre inclusioni, pur presenti e pur necessarie alla vita quotidiana, non degne di nota.
Tanti gli artisti, anche anonimi, riportati attraverso le loro opere: Donatello, Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti, Simone Martini, Bartolomeo Neroni, Rutilio Manetti, Lippo Vanni, Astolfo Petrazzi, Luca Tommè, Andrea e Domenico di Bartolo, Giovanni di Paolo, Sano di Pietro. Vasto il periodo analizzato: dal XIII al XIX secolo.
Tra le pagine de La cucina nell’arte senese la pubblicazione, per la prima volta, dell’affresco raffigurante il Cenacolo nell’ex Convento di Santa Marta in Siena, realizzato da Giacomo Pacchiarotti nel 1522. Ma anche un’analisi, di taglio simbolico, per alimenti e suppellettili riconoscibili sulle tavole di varie epoche. La presenza del pane e del vino, legata, come spiega Lucia Simona Pacchierotti, al mistero dell’incarnazione e ai dettami della Chiesa che “obbliga la scelta delle pietanze seguendo un calendario cadenzato dai tempi di magro e tempi di grasso”; per giungere ad un vero e proprio excursus, dalla fine del Duecento alla prima metà dell’Ottocento, per comprendere come mode e costumi abbiano influito sui momenti conviviali. Dalle portate agli arredi e, perfino, alla collocazione delle tavole dove mangiare.
Nelle rappresentazioni artistiche la possibilità di cogliere, anche, l’importanza riconosciuta al puerperio. Nel saggio di Beatrice Pulcinelli si possono trovare le pietanze che meglio si confacevano alle donne che avevano partorito, la scelta degli oggetti per agevolare il pasto dal letto e gli arredi delle camere.
Completa il volume un approfondimento, delineato da Azelia Batazzi, sul tragitto degli alimenti: dalla terra alle tavole. A Siena, già nel XII secolo, il centro nevralgico dei venditori provenienti dalle campagne era il Campus Fori, l’attuale Piazza del Campo, dove venditori e produttori portavano le loro merci per la vendita. Ne è una conferma il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti in Palazzo Pubblico; così come gli affreschi della Sala del Pellegrinaio, al Santa Maria della Scala, hanno lasciato alla storia momenti di vita laica dove il cibo, ancora una volta, viene indicato insieme ai protagonisti delle varie scene.
Il lavoro di Franchi aiuterà, sicuramente, alla promozione e alla conoscenza dell’arte cittadina dal punto di vista culturale e scientifico. Un contributo del quale si arricchiranno la città e gli studiosi.