Santa Caterina da Siena ha avuto un ruolo essenziale negli sviluppi della storia della Chiesa: la sua azione ha influenzato l’Italia e l’Europa, con riconoscimenti significativi che sono giunti fino all’attribuzione dei titoli di Dottore della Chiesa e , dopo quello di patrona d’Italia, anche d’Europa. Ne parlerà il professor Paolo Nardi a “Siena si racconta”, nell’auditorium di ChiantiBanca “G. Burrini”, a Fontebecci, da mercoledì 12 febbraio, ore 18: il ciclo di incontri, promosso da ChiantiBanca, dalla sua Fondazione ‘Monteriggioni’ e dall’Accademia senese degli Intronati, dedicati alla nostra storia dal Medioevo all’età moderna. Il silenzio della cella, nella casa della famiglia a Siena, dove la Santa nacque nel 1347, poté coniugarsi con una straordinaria operosità. Le sue lettere si diramarono in Italia e in Europa. La giovane senese entrò con determinatezza nel vivo delle problematiche ecclesiali e sociali della sua epoca. Instancabile fu l’impegno che Caterina dedicò al la soluzione dei molteplici conflitti che laceravano la società del suo tempo. La sua opera pacificatrice raggiunse sovrani europei quali Carlo V di Francia, Carlo di Durazzo, Elisabetta d’Ungheria, Ludovico il Grande d’Ungheria e di Polonia, Giovanna di Napoli. Significativa fu la sua azione per riconciliare Firenze con il Papa. Rivendicando “Cristo Crocifisso e Maria dolce”, dimostrava che, per una società ispirata ai valori cristiani, non si poteva preferire il ricorso alle armi piuttosto che alla ragione. Ai re ricordava che non potevano governare come se il regno fosse di loro “proprietà”: consapevoli di dover rendere conto a Dio della gestione del potere, dovevano assumere il compito di mantenervi “la santa e vera giustizia”, “facendosi padri dei poveri” (cfr.Lettera n.235 al Re di Francia). Occorreva piantare nel giardino della Chiesa, sosteneva, “piante novelle, fresche e olezzanti”. La Santa senese non temeva di indicare con franchezza allo stesso Pontefice la volontà di Dio, che gli imponeva di sciogliere le esitazioni dettate dalla prudenza terrena e dagli interessi mondani, per tornare da Avignone a Roma, presso la tomba di Pietro. Con altrettanta passione, Caterina si prodigò poi per scongiurare le divisioni che sopraggiunsero nell’elezione papale successiva alla morte di Gregorio XI.