Il romanzo “La tela del ragno” di Elisabetta Magnelli Fossombroni sarà presentato mercoledì 14 maggio, alle ore 17, all’Accademia dei Georgofili. Del libro, edito da Effigi, parleranno: Donata Bartoli, professore di Storia della musica al Conservatorio L. Cherubini; Zeffiro Ciuffoletti, docente di Storia contemporanea dell’ateneo fiorentino e Sandra Landi, scrittrice e saggista.
Perchè Firenze e perchè l’Accademia dei Georgofili è presto detto: il libro di Elisabetta Magnelli ricostruisce, con scrittura agile ed appassionata, la vicenda umana ed artistica, del primogenito del conte Giacinto Fossombroni, Anton Maria fratello del ben noto ed apprezzato uomo politico e scienziato Vittorio. Un romanzo quindi che però prende spunto dalla storia di una delle famiglie che hanno fatto la storia della Toscana, i Fossombroni.
Anton Maria era il primogenito di potente famiglia che a soli 26 anni, il 4 luglio 1776, fuggì dalla casa paterna lasciando dietro di sé alcuni debiti di gioco, rendendosi poi irreperibile per cinque anni. Dopo la fuga da Arezzo visse a Venezia cantando nei teatri dell’opera sotto la falsa identità di Giorgio Crinazzi di Perugia. Qui conobbe e frequentò Casanova e successivamente a Trieste si guadagnò da vivere insegnando musica alla moglie del console russo, conte Voinovich. E, in questa città ebbe un prestigioso e remunerato incarico come direttore artistico del Teatro San Pietro.
L’anno prima della morte, avvenuta nel 1782, si trasferì a Vienna dove si guadagnò da vivere insegnando canto alle figlie di un noto medico sostituendo Antonio Salieri e esibendosi, come tenore, nell’orchestra di Haydn e facendosi apprezzare come compositore da Salieri, da Gluck e dal da Metastasio. Solo nell’ultimo anno di vita, gravemente ammalato riallacciò i contatti con il padre da quale ricevette anche un aiuto economico.
Fu sepolto con il falso nome di Giorgio Crinazzi nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna. Tra amori, fughe e duelli, l’autrice seppur con la vena tipica della scrittrice di romanzi, riaccende con questo suo libro, l’attenzione su una figura che, all’epoca dei fatti, per le sue scelte non condivise dal padre, fu ignorata perché ritenuta, secondo i canoni ottocenteschi, un elemento di disonore. Solo di recente, grazie ad un epistolario rinvenuto in una delle residenze di campagna appartenuta ai Fossombroni, è stato possibile ricostruire la incredibile storia di un personaggio autentico e, attraverso di lui, ripercorrere quell’Europa dei teatri e delle Logge Massoniche che ha caratterizzato la seconda metà del Settecento.