Intervista ad Aldo Betto, chitarrista dei Savana Funk. La band, reduce da quattro date del Jova Beach Party, stasera suonerà in Fortezza Medicea assieme ai londinesi Kokoroko
Ci sono momenti nella vita in cui prendi l’onda giusta e non puoi che cavalcarla, come uno dei surfisti di “Un mercoledì da leoni”. I Savana Funk, un ex trio diventato un quartetto, nel mare della musica ci sono da anni e ora stanno vedendo arrivare l’occasione giusta. A fornirgli la tavola giusta, se così si può dire, è stato Lorenzo Cherubini, che, con il suo Jova Beach Party, ha permesso a molti suoi fans di conoscere il sound energetico e coinvolgente della band bolognese. I Savana Funk infatti hanno partecipato a quattro date di quello che, nel bene o nel male, è stato l’evento musicale dell’estate.
La band guidata dal chitarrista Aldo Betto stasera, dalle 21, sarà in Fortezza Medicea per un concerto speciale assieme ai londinesi Kokoroko, gruppo di riferimento a livello internazionale per i suoni afro-beat. L’evento rientra nel programma di Vivi Fortezza 2019.
Aldo Betto, i Savana Funk saranno in Fortezza Medicea assieme ai Kokoroko per una serata con tanti rimandi all’Africa. Cosa sentiremo?
«Sicuramente faremo pezzi dai nostri tre album. Siamo molto carichi, perché siamo reduci da quattro appuntamenti del Jova Beach Party, dove ogni sera abbiamo suonato davanti a 40 mila persone. In Fortezza presenteremo il nostro nuovo singolo, che è uscito in questi giorni online».
Come descriverebbe il sound dei Savana Funk?
«C’è tanta Africa, c’è sicuramente un po’ di funk, e il blues inteso come visione, come musica minimale e viscerale. Io, il chitarrista, sono veneto ma vivo a Bologna da tanti anni, il batterista è berbero, mentre il bassista è nato a Londra ma è di origini ghanesi. Con noi c’è pure Nicola Peruch, il tastierista di Zucchero. Negli anni ha suonato con Elisa, Mina, Celentano e tanti altri».
Come vi siete conosciuti?
«Nicola si è aggiunto dopo, noi del trio iniziale ci siamo incontrati a Bologna. Io e Blake, il bassista, ci siamo conosciuti tramite un amico comune e, nella maniera più classica, abbiamo prima deciso di provare a suonare qualcosa insieme, e poi lui ha proposto il nome di Youssef. Siamo andati in sala prove e ci siamo letteralmente innamorati del nostro suono. Abbiamo immediatamente iniziato a scrivere musica. Alla fine siamo assieme da non tanti anni, da quattro. Siamo belli produttivi perché c’è il giusto equilibrio, siamo complementari. Ci piace tanto suonare insieme».
Lei è un chitarrista che si nota e si sente, funambolico. Nei live, quanto conta la tecnica e quanto la sensazione del momento?
«Diciamo che la tecnica serve a farti cogliere il momento nella maniera più precisa possibile. Non deve mai essere fine a se stessa. A me piace il musicista viscerale, il bluesman. Apprezzo Eric Clapton e tutta la vecchia scuola che va da Jimmy Page a David Gilmour, Peter Green, Santana. Con la chitarra voglio veicolare emozioni».
Prima ha accennato alla vostra partecipazione al Jova Beach Party. Com’è nata la cosa e com’è andata?
«È nata nella maniera più classica di questi tempi: Jovanotti ci ha scoperto sulla Rete. Mi ha scritto direttamente lui su Instagram ed è nato poi uno scambio di opinioni sulla musica e sui reciproci ascolti. A un certo punto mi ha scritto di avere in mente una cosa un po’ pazza, un concerto matto. E, nonostante tutte le difficoltà, alla fine lo ha realizzato. Ha creato qualcosa di epocale. E se poi vi devo dire, tutto l’evento è stato davvero avanti sull’attenzione al riciclo rispetto non solo a spettacoli di grandi dimensioni, ma anche nei confronti di una sagra di paese. Detto questo, dal punto di vista musicale è stata una figata. Nel backstage e sul palco sono partite delle jam session notevoli. Su YouTube è possibile trovare quella che abbiamo fatto insieme a Jovanotti e a Frankie Hi-nrg Mc.Tutto è stato senza scaletta, senza, diciamo, un paracadute. È stata una bomba».
Per i Savana Funk non sarà la prima volta a Siena. Alcuni, infatti, si ricorderanno di loro per un’infuocata esibizione a Cacio&Pere. Qual è il vostro rapporto con la città?
«Io ce l’ho, a prescindere dalla band, per via di uno zio che è vissuto in Toscana. Mi portava spesso nelle città più affascinanti della regione, da Lucca a Siena. Ci sono venuto molto volentieri a suonare. Cosa vuoi, è una delle città più belle d’Italia. È un privilegio tornare per esibirsi in un luogo magnifico. Poi saliremo sul palco prima di una band che ci piace molto. I Kokoroko quest’anno li ho ascoltati tantissimo. Chiuderemo in bellezza la nostra estate».
Cosa vi aspetta nel futuro?
«Stiamo preparando i pezzi nuovi. In autunno uscirà qualcosa, siamo ancora indecisi se fare alcuni singoli o un album, più probabile la prima opzione. Continueremo a suonare in Italia e poi ci stiamo organizzando per le prime date all’estero, a Berlino e ad Amburgo. È un buon momento, abbiamo il vento in poppa».
Emilio Mariotti