Siena città aperta? Si è sviluppato su questo tema il quarto incontro tenutosi ieri pomeriggio, nell’Aula Magna dell’Università per Stranieri, per la candidatura di Siena a Capitale europea della Cultura 2019.
All’appuntamento, moderato da Stefano Bisi, direttore del Corriere di Siena, sono intervenuti: Pier Luigi Sacco, Direttore di candidatura; Massimo Vedovelli, Rettore dell’Università per Stranieri, che ha aperto l’incontro; Riccardo Campa, professore emerito dell’Università per Stranieri, già Direttore dell’Istituto di Cultura italiana di Buenos Aires e Umberto Donati, Direttore della Fondazione Italia-Giappone, già Direttore dell’Istituto Italiano di cultura di Tokyo. Personalità di rilievo che hanno offerto molti interessanti spunti di riflessione, ulteriormente arricchiti dagli interventi dal pubblico, sulla natura complessa del rapporto tra Siena e la dimensione internazionale: una città allo stesso tempo fortemente cosmopolita ma anche periodicamente tentata dalla chiusura in un proprio dorato isolamento. Il dibattito ha prodotto una conclusione fortemente condivisa: quella secondo cui la città, soprattutto nei suoi momenti più critici, ha sempre saputo far leva con successo sulla sua forte attrattiva internazionale per creare nuove opportunità di sviluppo economico e sociale – e oggi quindi, più che mai, è questa la strada da seguire per uscire dalla crisi economica e per dare avvio ad un nuovo ciclo.
Se, infatti, come ha evidenziato Campa, l’internazionalità di Siena affonda le sue radici storiche nei suoi tanti primati economici, sociali e culturali diventando, fin dal Medioevo, luogo di sosta per tanti viaggiatori, economisti, intellettuali, che qui trovavano un ambiente stimolante e aperto alle maggiori correnti di pensiero del tempo, la parola ha assunto in questo contesto un rilievo determinante. Citando, tra gli altri, Ezra Pound, Theodor Mommsen, Santa Caterina e S. Bernardino da Siena, il professor Campa ha illustrato ai presenti come, attraverso l’uso della lingua, si trasferiscano conoscenze, si operino scambi simbolici, si registri la storia ed il presente di una comunità, e così facendo si elaborano nuovi modelli di pensiero e di azione.
Ma come ci vedono gli stranieri? Ha chiesto Stefano Bisi. E, approfittando della presenza del prof. Donati, per molti anni direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, i giapponesi in particolare? <<Non bene. Benissimo>> Ha risposto Donati. <<Al di là degli stereotipi negativi che accompagnano il nostro Paese, l’Italia è amatissima. Ne sono una dimostrazione gli oltre 5.000 iscritti all’Istituto Italiano di Cultura di Tokio. Ne è una dimostrazione – ha continuato, riprendendo quando detto dal Rettore Vedovelli – il valore che viene dato alla lingua italiana per contraddistinguere i prodotti di qualità, usatissima per denominare qualsiasi prodotto, dalle autovetture ai ristoranti, dai prodotti alimentari ai negozi di estetica o capi di abbigliamento >>. In sintesi tutto quello che viene indicato con
un termine italiano è bello e superiore e si circonda di un’aura di prestigio estetico e culturale. Una scritta in italiano è più qualificante per un giapponese. Indica alta qualità, bellezza. <<Se l’inglese è la lingua internazionale, l’italiano è la lingua mediatrice per un linguaggio riferito al lusso e all’eleganza>>.
Come ha fatto notare Vedovelli, dopo l’inglese, l’italiano è la lingua più “visibile nel mondo”. Questo anno si sono iscritti all’Università per stranieri 760 studenti giapponesi, un dato in costante crescita, mentre gli studenti Erasmus, presenti nella nostra città, provengono da 26 Paesi. Per questo motivo, il punto interrogativo messo nel titolo di questo incontro, a mo’ di provocazione, deve essere sicuramente tolto. <<L’internazionalità di Siena è una vocazione storicamente determinata; anche al livello accademico, già nel 1588, infatti, si assiste alla nascita della prima cattedra di Italiano per tedeschi. Siena, dunque, come paradigma di una cultura dalla forte vocazione internazionale. Un valore aggiunto dal quale ripartire per un nuovo sviluppo>>.
Nessun dubbio, perciò, sull’apertura al mondo di Siena. <<E dagli stranieri presenti sulla terra senese – ha evidenziato Sacco – tanti i contributi da cogliere, per utilizzare la cultura come opportunità di primaria importanza per ripensare un nuovo approccio di sviluppo territoriale>>. Progetti di respiro internazionale, non incentrati unicamente su quello scrigno di beni artistici ed urbanistici lasciatoci dalla storia e che ben conosciamo, ma anche su un polo innovativo di produzione culturale, in grado di far diventare Siena una città attrattiva e non cannibalizzata dal turismo di massa come è accaduto a molte note città d’arte . <<Investire su patrimonio e innovazione. Un salto di qualità da fare fin da ora senza aspettare il 2019 e, soprattutto che continui ben oltre quella data>>.
E se l’italiano è una lingua di cultura – come ha più volte sottolineato Campa – ciò che occorre è valorizzare la grande ricchezza e capacità evocativa della lingua e della cultura italiana per produrre nuove concettualità, idee, progetti. Per far sì che la candidatura a Capitale Europea della Cultura sia alimentata dalla grande energia che tuttora sprigiona dall’identità culturale di Siena, e da un percorso partecipativo in cui stranieri, turisti, studenti e cittadini tutti diano il loro contributo di saperi, esperienze, entusiasmo.
L’iniziativa è sostenuta dalla Regione Toscana e dalla Banca Monte dei Paschi di Siena.