Se arrivate a San Leonardo e lo trovate chiuso non scoraggiatevi, suonate e vi sarà aperto, e vi sarà aperto da una persona che vi guiderà negli angoli più nascosti dell’eremo (ad esempio fatevi aprire l’ex refettorio dove si conserva uno dei capolavori della pittura senese del Quattrocento: un frammentario ma pregevolissimo affresco con la Crocifissione, opera di Giovanni di Paolo di Grazia, realizzato intorno al 1445).
Eremo agostiniano, San Leonardo al Lago, documentato fin dal 1119 (anche alcune pitture ritrovate “a campione” durante i restauri degli anni Settanta del secolo scorso lo collocano a quella data), nasce presso il lago Verano, l’attuale Pian del Lago, come ci fa intuire la sua denominazione. Le prime notizie, tuttavia, risalgono al 1112 e testimoniano la presenza di una comunità eremitica, benchè la sua esistenza sia ben precedente.
Una grotta posta sotto la navata, databile tra il VII e il IX secolo, testimonia una presenza eremitica nella zona (la tradizione vuole che tra quei cunicoli intricati ci siano anche le ossa del primo eremita) e ci fa comunque retrodatare una iniziale costruzione di una chiesa ai secoli precedenti l’XI. Nel 1239 l’eremo diventa di pertinenza dei frati Agostiniani e nel 1250, con una bolla papale, viene unito al monastero di San Salvatore di Lecceto. La presenza di notevoli personalità religiose locali, tra cui il beato Agostino Novello che ad inizio Trecento abbandona tutte le importanti cariche curiali che aveva ricevuto e si rifugia in San Leonardo dedicandosi ad una vita di contemplazione. Qui, tra l’altro, costruisce un ospedale fondando l’ordine dei Chierici Ospedalieri.
Guardando la struttura dell’eremo, i resti della cinta muraria e due torri, una rotonda e una quadrata, attestano che nel 1366 venne fortificato per dare riparo e accoglienza in periodo di guerra ai vicini abitanti di Santa Colomba. Lo sviluppo architettonico del complesso monastico risente dell’adesione dei primi eremiti all’ordine agostiniano: a pianta quadrangolare con edifici articolati attorno al chiostro. Il monastero conobbe un periodo di grande prosperità grazie alle donazioni di terre e alle offerte dei devoti, nonché al diretto intervento di istituzioni pubbliche, quali l’Ospedale di Santa Maria della Scala e la Repubblica di Siena, che ne promossero il rinnovamento.
Nel Trecento fu ampliata la primitiva chiesa in stile romanico e fu realizzata una nuova, gotica, a navata unica, suddivisa in tre campate e abside rettangolare. Il coro fu interamente affrescato dal celebre pittore senese Lippo Vanni, con un ciclo dedicato alla vita della Vergine. L’abside, tra l’altro, è particolare: vengono raffigurate, oltre alla Madonna solo personalità femminili, mentre sul soffitto è rappresentato, forse per la prima volta, un coro con tanto di strumenti musicali dell’epoca. Ah, e non scordate di guardare la finestra dell’abside, quel genio del Vanni, per dare profondità affresca anche l’imbotte della finestra come se il paesaggio entrasse all’interno dell’edificio. Un tutt’uno, tra il divino, la natura e l’uomo.
Maura Martellucci