Una spy story in chiave paliesca per raccontare Tabarre, il fantino più celebre di tutto l’Ottocento. Una vicenda che si snoda tra segreti, verità inaspettate e storie sorprendenti sullo sfondo di Piazza del Campo ma anche di tribunali, archivi, ritagli di giornali. E’ la trama di “Nomi nella cenere” il libro scritto da Gianni Manghetti in coedizione per Betti Editrice e primamedia editore che sarà presentato venerdì 23 novembre alle 18 a Siena nello spazio espositivo della Camera di Commercio Senarte (via F. Tozzi, 2). All’incontro interverranno oltre all’autore, Simone Ciotti, Onorando Priore della Contrada della Tartuca; Roberto Barzanti, presidente della Biblioteca degli Intronati di Siena. Modera il direttore di Sienalibri.it Luigi Oliveto. La presentazione si inserisce nel calendario di appuntamenti del IV Salone degli Editori Senesi a cura di Sienalibri.it nell’ambito di Leggere è Volare, rassegna organizzata dall’assessorato alla cultura della Provincia di Siena.
Il volume – È il 2 luglio, a Siena si corre il Palio. Romano è un appassionato contradaiolo anche se vive a Volterra. Per lui questa non sarà una giornata come le altre, la sua Contrada vincerà e finirà per scoprire i segreti di quel nonno, Francesco Ceppatelli detto Tabarre, che di tutto l’Ottocento fu il fantino più celebre. Ma conoscerà anche la bella tedesca, Eofor, alla ricerca di una riappacificazione con la memoria della propria famiglia. A muovere il protagonista il mistero dei soldi guadagnati da Tabarre per le sue vittorie paliesche e spariti. Che fine avranno fatto: donne? amori clandestini? gioco? La verità sarà più sorprendente e Romano potrà conoscere una Toscana di fine Ottocento inaspettata, carica di miserie, ribellioni, complotti anarchici e attentati sventati. E anche ricca di umanità e solidarietà inaspettate tra umili che finivano per aiutarsi in nome di valori oggi scomparsi. Come in una spy story i personaggi si muovono tra tribunali, archivi, ritagli di giornali, fino a far riaffiorare il valore della memoria, individuale e collettiva, “della quale noi uomini abbiamo assoluto bisogno per vivere i nostri oggi: a Volterra, a Siena, nel mondo”.