Viaggio al termine della notte (edito da Corbaccio) di Luis Ferdinand Céline a Lunedilibri, la rassegna culturale promossa dal Comune di Siena. L’appuntamento, a ingresso libero, è per il prossimo 6 febbraio alle ore 18 nella Sala Storica della Biblioteca degli Intronati.
Qui Cathérine Maubon e Massimo Raffaeli illustreranno ai presenti uno dei più importanti scrittori del XX secolo, mentre Ugogiulio Lurini leggerà alcuni brani del libro.
L’incontro è stato proposto dall’Associazione Amici delle Biblioteche che di recente si è costituita a Siena e fa capo alla Biblioteca degli Intronati. Tra le sue attività di volontariato c’è anche un gruppo di lettura che si riunisce mensilmente per discutere e confrontarsi su un libro prescelto.
<<Quando abbiamo deciso di leggere, o rileggere il Viaggio al termine della notte – come ha detto Stefania Jahier, presidente dell’Associazione – non sapevamo che nel 2011 ricorresse il cinquantenario della morte di Céline né che la Francia avesse deciso di cancellarlo dalle celebrazioni ufficiali, per il suo passato antisemita. L’intatta freschezza di questo “classico”, che continua a stupire per la sua modernità e per la sua originalità stilistica, ci ha indotto a proporne la lettura in un incontro pubblico, che ci permettesse di presentare e riflettere su Céline. Ovvero lo scandalo di un secolo>>.
Viaggio al termine della notte, per la sua attualità, potrebbe sembrare quasi una novità letteraria. A parte il tema trattato: un’accurata esplorazione del genere umano e di come questi viva, o sopravviva all’esistenza, il grande autore francese in questo capolavoro letterario sconvolge, a dispetto delle regole del suo tempo, lo stile della scrittura.
Basta scorrere poche pagine per capire la rivoluzione che ha innescato. Mescola, con estrema abilità codici linguistici diversi. Quello popolare con quello erudito. Il risultato è che, in questa storia, attraverso il protagonista: Bardamu, racconta il suo vissuto e quello della sua epoca. Céline, il vero nome è Luis Ferdinand Destouches, nasce a Courbevoie nel 1894 (morirà nel 1961), da un padre che, sicuramente, non avrebbe voluto e da una madre troppo succube del marito per poter aiutare il figlio in quel passaggio difficile che dall’infanzia porta all’età adulta.
La storia si sviluppa intorno al personaggio, medico come lui, che, per crescere, intellettualmente e spiritualmente, deve affrontare l’esistenza e quello che gli riserva. Una presa di coscienza che risulterà un allontanamento da quella realtà, novecentesca, impregnata dal sangue della Prima guerra mondiale, dalla corsa all’industrializzazione e dal miraggio, infranto, di conquiste coloniali. Céline vede e vive il tutto. Il suo è un romanzo che si può definire autobiografico. Dalle pagine, come in una vivisezione, emerge quello che ciascuno di noi vorrebbe vedere, ma che non ha il coraggio di cercare. Tutto quello che ancor oggi, con cinismo, cerchiamo di nascondere per non voler ammettere, tutto quello che, nella quotidianità, subiamo. La sua è una riflessione profonda sulla vita e sui suoi valori. Sui “perché” e sui “come” la affrontiamo. Soprattutto su come viene “violentata” dai vari poteri che l’umanità mette in atto.
Da qui, e molto altro, dal suo tormento interiore, dal suo passato, e dal presente che frequenta, nasce uno stile, un codice linguistico che rompe, anzi irrompe, con forza in quel lontano 1936, l’anno di pubblicazione di Viaggio al termine della notte.
Céline, per raccontare la sua storia, che è storia universale, non può adottare la cifra dei letterati a lui contemporanei. Deve rompere gli schemi. Deve scrivere come si vive. Essendo medico, riesce a usare la penna come un bisturi e con questo a far emergere una realtà empirica, scevra da falsi bendaggi e illusori ideali. Céline ama la vita. Lo si capisce appieno. Per questo lotta, attraverso la carta, affinché la sua e la nostra umanità riconosca i nemici da cui allontanarsi, le false dottrine, i reconditi istinti che annientano il bene.