Firenze, così l’eroe David ha il culo per terra

L’impatto è forte, profondamente nero. Nero quanto il colore passato sul purissimo marmo di Carrara di cui è fatto. L’impatto è un grido di dolore fortissimo, urlato sui corpi straziati, sulla violenza, sulle stragi, sui morti lasciati per strada o uccisi in altre parti di mondo. L’impatto è forte e riuscito: il David nero letteralmente sdraiato sulle pietre di Piazza della Repubblica a Firenze, tra il Caffé Paszkowski e le giostre stile liberty, catalizza l’attenzione del pubblico e rimanda all’orrore.
Anche all’orrore della totale ignoranza. Perdonate la parentesi ma quando mi sono avvicinata per vederlo, c’era un gruppo di donne vicine alla cinquantina, italianissime che – lungi da me il moralismo ma questa è degna di nota – ha apostrofato con divertimento l’installazione artistica. “Ah, lo hanno fatto nero, quindi gli hanno fatto di sicuro l’uccello più grosso” ha detto una. E l’amica per tutta risposta si è fatta fotografare mentre lo baciava sulla bocca. Di fronte a un pubblico numeroso che scattava foto e a un gruppo di ragazzi di vent’anni appena che le prendeva in giro. Minimo sindacale, del resto.  Roba da far sentire la nostalgia dei click selvaggi dei giapponesi o dei turisti che non si capacitano del fatto che il David originale di Michelangelo non sia quello in piazza della Signoria.

il David nero in Piazza della Repubblica a Firenze

il David nero in Piazza della Repubblica a Firenze

Comunque, tornando alla pietra sulla quale il grande maestro scolpì l’eroe, a quel sasso puro che si trova nelle cave di Carrara, a quel sasso con cui David uccise Golia, a quel sasso bianco di anima col quale l’opera di Michelangelo raccontò al mondo, intorno al 1500, il rinascimento della cultura, dell’arte, della bellezza senza difetti, una riflessione è dovuta.

Il David nero, copia a grandezza naturale  – 55 tonnellate di marmo poi tinto, realizzato dal laboratorio della Cava Michelangelo di Carrara  – rappresenta il lutto, la morte, il dolore del mondo e lancia un messaggio di fraternità ai popoli, il clou della ‘Settimana Michelangiolesca’. L’opera che si intitola ‘Noi’ vuole essere simbolo del dolore di cui tutta l’umanità è oggi attraversata. Da Nizza a Fermo, da Orlando a Dallas a Dakka” ha detto il sindaco Dario Nardella. Il David rimarrà in piazza della Repubblica fino al 21 luglio. E fa impazzire i turisti che non capiscono ma fotografano, non si informano ma aggiungono like.

La riflessione è proprio su questo.

Perché se è vero che il David è il simbolo della vittoria che usa anche la violenza e che “Firenze invece accetta di mettere in discussione il suo simbolo identitario per assumere i panni della umanità sofferente di tutto il mondo, anche quella delle vittime del terrorismo oltre che quella dei lutti che le grandi migrazioni si portano dietro” come ha detto il curatore della settimana michelangiolesca, Sergio Risaliti, si può avere invece anche l’immagine opposta.

Va bene illuminare i nostri beni artistici col tricolore francese (e non coprirli in rispetto s chi viene in visita in Italia) ma mettere David con il culo per terra, no. David è imponente e coraggioso, invincibile, fiero, è l’uomo che rappresenta la bellezza della cultura italiana e occidentale, il gusto estetico, la forza, l’intelligenza.

Un istante dopo quell’impatto forte, viene infatti fuori quello dell’orgoglio che solo l’Italia può vantare, l’Italia che nonostante le continue violenze sorride in tutta la sua bellezza, l’Italia regina del mondo e che tutto ha da insegnare, dove la cultura non è affatto morta. Gli sforzi sono quotidiani, per arrivare a ucciderla ma no, un dna non si uccide. Rimane.  E il David scolpito da Michelangelo su commissione dei consoli dell’Arte della Lana e dell’Opera del Duomo di Firenze, perché fosse collocato in uno dei contrafforti esterni posti nella zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore, rimane l’opera prima del rinascimento italiano. 13697032_10209928365275489_1486362176968070708_n

Il capolavoro di Michelangelo veniva descritto dal Vasari  «[…] e veramente che questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine che elle si fossero […] perché in essa sono contorni di gambe bellissime et appiccature e sveltezza di fianchi divine; né mai più s’è veduto un posamento sì dolce né grazia che tal cosa pareggi, né piedi, né mani, né testa che a ogni suo membro di bontà d’artificio e di parità, né di disegno s’accordi tanto. E certo chi vede questa non dee curarsi di vedere altra opera di scultura fatta nei nostri tempi o ne gli altri da qualsivoglia artefice». Appunto. E’ proprio la cultura che ci salva dall’ignoranza su cui posano le basi il terrorismo, il razzismo, i regimi.

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La cultura italiana non è con il culo per terra, non si piega di fronte all’orrore e al terrore ma anzi, lo combatte con la propria bellezza. Non rispondiamo piegandoci. Non rispondiamo mettendoci in ginocchio o sdraiati per terra. Dobbiamo volare ancora più alti. E’ questa l’importanza: capire le differenze di utilizzo di un sasso, di una pietra.

Katiuscia Vaselli