Mercoledì è stato presentato il documentario “Siena 1944-1946: dalla Liberazione alla Repubblica” di Juri Guerranti, un lavoro appassionato sui due anni che videro la città e la provincia risorgere dopo gli orrori della seconda guerra mondiale.
«Il giorno più bello della mia vita». Lorena Betti definisce così il 3 luglio 1944. In quella data le truppe francesi entrarono a Siena. Da lì in poi la città e l’Italia intera vissero due anni intensi, di fame, rappresaglie, fervore politico e voglia di rinascita, che culminarono con la proclamazione della Repubblica. Sempre meglio di una guerra straziante, certo, ma la voglia di un futuro migliore si accompagnò sempre all’incertezza del presente. Quei mesi di passaggio e di ricostruzione sono al centro del documentario “Siena 1944-1946: dalla Liberazione alla Repubblica”, ideato, diretto e montato dal giornalista Juri Guerranti, con la produzione della Banca Monte dei Paschi di Siena.
Il lavoro è stato presentato mercoledì scorso all’auditorium Mps in viale Mazzini. Ad assistere alla proiezione insieme al prefetto Renato Saccone, a Ilaria Dalla Riva, responsabile Risorse Umane, Organizzazione e Comunicazione di Banca Mps e all’assessore Paolo Mazzini c’erano oltre duecento studenti delle scuole senesi.
Il documentario mostra le contraddizioni incredibili dell’immediato dopoguerra, per esempio nel rapporto con i liberatori. Se da una parte questi portarono usi e costumi sicuramente all’avanguardia per una provincia italiana, dall’altra alcuni di loro commisero stupri nelle campagne.
Gli avvenimenti trattati dal lavoro di Guerranti sono tanti: dalla partenza per il nord dei volontari nei Gruppi di combattimento, al rientro dei reduci, passando per l’epurazione dei fascisti dalle pubbliche amministrazioni, la rinascita del sindacato e dei partiti politici. Altri momenti significativi toccati dal documentario sono l’arrivo dei profughi dalle ex colonie e dall’Istria, la ripresa del Palio nel 1945 (il famoso “Palio della Pace”). In quasi due anni di intense trasformazioni conquistarono sempre più spazio le donne e le masse popolari, specialmente quelle contadine. La loro partecipazione alla vita sociale e politica divenne pienamente attiva.
Verso la conclusione, il documentario affronta i primi passaggi elettorali nel territorio senese liberato dal nazi-fascismo. Nelle elezioni amministrative del 5 aprile 1946 ci fu una forte affermazione del blocco social-comunista in tutta la provincia, eccetto Gaiole in Chianti. A Siena diventò sindaco il comunista Ilio Bocci, un operaio. La sua prima mossa fu quella di nominare in giunta tre assessori Dc, per evitare di acuire tensioni già molto forti. Il 2 giugno invece si votò per il referendum istituzionale. La provincia senese scelse in massa la Repubblica, che si affermò con una percentuale del 76,1.
Il video propone le testimonianze di 37 tra storici, studiosi e protagonisti diretti degli eventi. Tra loro anche alcune donne che al tempo furono chiamate alle urne per la prima volta.
Le lavoratrici femminili del Monte dei Paschi sono state al centro dell’intervento di Ilaria Dalla Riva che è seguito alla proiezione: «Voto alle donne, donne che lavorano in banca per sostituire chi è al fronte e democrazia sono concetti e situazioni non scontate, per alcuni dei quali il Monte dei Paschi è stata azienda che ha saputo precorrere i tempi. Anche il poter festeggiare una ricorrenza importante come i 70 anni della Repubblica Italiana e della nostra democrazia ci deve far riflettere. Infatti ci sono molti luoghi, anche vicini a noi dove si deve lavorare molto per giungere ai risultati del nostro Paese».
Prima della Dalla Riva ha parlato il prefetto Saccone, che ha ricordato come siano le persone comuni a fare gli eventi capitali: «La grande storia del nostro Paese è raccontata attraverso le interviste delle persone vicine a tutti noi, protagoniste dirette degli eventi. Nel video compaiono l’operaio, il mezzadro, la donna chiamata per la prima volta al voto, un ebreo allora ragazzo, i prigionieri che tornarono e chi racconta dei dispersi che persero la vita giacendo ancora sul suolo russo. Il volto della storia è quello dei profughi istriani l’indomani della cessione di quelle terre alla Jugoslavia, degli italiani rientrati in Patria dalle ex colonie d’Oltremare, dei volontari dell’esercito di liberazione che preferirono rischiare la vita combattendo al fianco degli Alleati in un esercito regolare italiano piuttosto che rimanere a casa, dove comunque c’era da fare molto dopo il passaggio del fronte. Queste immagini ci offrono un messaggio: la democrazia è una conquista, va difesa e occorre lavorare per farla progredire».
«Del giubilo che seguì alla Liberazione colpisce il fatto che i senesi si rovesciarono in massa in piazza del Campo in un festoso tripudio di colori delle Contrade inneggianti la fine della guerra e della dittatura – ha detto l’assessore Mazzini –. Piace ricordare che la piazza, dove oggi ci si ritrova soprattutto in occasioni ludiche, è storicamente il luogo simbolo della città. Sul Campo ci si riuniva per le occasione importanti che necessitavano della presenza dell’intero popolo senese, che mai ha perso la memoria del suo antico stato repubblicano».
A livello tecnico Guerranti ha dovuto fare a meno di materiale video ed ha costruito il documentario solo con materiale fotografico o con interviste recenti. Tutto questo, però, non incide negativamente sul ritmo, che invece si mantiene sempre alto.
Il materiale mostrato nel documentario proviene dall’Archivio di Stato di Siena, dalla Biblioteca degli Intronati, dal fondo fotografico “Malandrini” della Fondazione Mps, dall’Archivio storico di Banca Monte dei Paschi di Siena, dall’archivio Asmos e da vari archivi di privati cittadini.
Il video è visibile su internet nel canale YouTube di Banca Monte dei Paschi di Siena ed è stato trasmesso ieri dalle emittenti televisive Toscana Tv, Canale Tre, SienaTv, Teleidea e Nti.
Emilio Mariotti