Francesco Oliveto, molto attivo nell’organizzazione di attività culturali nella Lupa, è musicista e musicologo.
Ogni momento importante della vita, bello o brutto che sia, è legato a una canzone, un suono, un rumore. E la musica di una vittoria qual è? Francesco Oliveto, musicista e insegnante di materie musicali, l’ha riscoperta da poco, quando la sua Lupa è arrivata prima al bandierino con Preziosa Penelope e Scompiglio. Un attesa lunga 27 anni che si è conclusa con il rumore, che si è fatto suono dolce, del mortaretto di luglio. La Lupa, grazie all’impegno di Oliveto e di altri, è da molto tempo una delle Contrade più attive nell’organizzazione di eventi culturali, soprattutto musicali.
Come e perché nasce l’idea di proporre eventi musicali nella Contrada della Lupa?
«La primissima edizione di “Note d’autunno” la facemmo nel 2003. E’stato possibile farla anche perché siamo l’unica Contrada che ha una sala capitolare molto grande, costruita nel ‘600 e affrescata, in cui nel passato, presumibilmente, venivano svolte attività musicali. Questa sala, usualmente, viene usata esclusivamente per vestire la comparsa. A me venne l’idea di sfruttarla, anche per la sua ottima acustica. Pensammo di ideare un cartellone per una settimana di concerti di musica da camera e iniziammo, così, a collaborare con l’Istituto musicale “Rinaldo Franci”. Ultimamente abbiamo coinvolto anche allievi del Conservatorio “Cherubini” di Firenze. L’iniziativa ha riscosso negli anni un buon successo, siamo soddisfatti».
Qual è il rapporto storico tra musica e le Contrade?
«La musica nelle Contrade è sempre stata fatta, lo attesta la presenza degli organi negli oratori. Il mio amico Cesare Mancini, direttore del coro della Cattedrale e chigiano, ha scoperto che i rioni, per le cosiddette feste comandate, commissionavano brani da eseguire durante le liturgie».
Oltre alle esibizioni, nella Lupa proponete anche una parte educativa?
«Quest’anno abbiamo formato un coro e durante le prove introduco le basi dell’ascolto musicale. Altre Contrade hanno iniziato queste attività prima di noi, ad esempio la nostra rivale, l’Istrice, che ha un coro stabile da tanti anni. Poi ce ne sono altre, come il Nicchio e il Montone. Non scordiamoci che questa città ha fior fiore di musicisti. La prova del coro è, alla fine, l’occasione giusta per far passare qualche concetto, per allargare le prospettive al contradaiolo “medio”».
Secondo lei c’è sempre interesse per gli stornelli senesi?
«Incredibilmente sì. Per esempio i miei amici della Spennacchiera, di cui curo la formazione, vengono chiamati spesso a insegnare gli stornelli. Paradossalmente il loro pubblico è formato più da giovani e giovanissimi piuttosto che da cinquantenni. Il canto popolare qui a Siena non viene riesumato, tipo museo, è una parte integrante del vissuto contradaiolo. I giovani, forse, se ne interessano proprio perché con questa conoscenza si sentono di appartenere maggiormente alla Contrada. Penso che il canto senese non sia ancora da tutelare, perché è un corpo vivo».
Dopo la vittoria della Lupa a luglio state organizzando i prossimi festeggiamenti. La parte musicale a che punto è?
«Ci stiamo pensando e mi hanno incaricato di seguire l’aspetto sonoro sia dei contributi video che verranno proiettati durante la cena della vittoria, che di altri filmati che produrremo entro l’inverno. Il mio desiderio personale sarebbe quello di uscire da una certa retorica trionfalistica e hollywoodiana che è propria delle musiche usate in queste occasioni. Dall’altra parte mi rendo conto che quando un brano è noto ha un impatto diverso sulle persone. Combatterò per raggiungere un buon compromesso, magari con delle musiche conosciute ma non troppo di moda».
Userete anche materiale originale?
«E’ possibile. A me piacerebbe molto dedicarmici. Il materiale originale, comunque, si accompagnerebbe ai brani noti. La Torre, per esempio, per le ultime due vittorie ha proposto due canzoni originali scritte da Fabio Pianigiani e Mario Castelnuovo. Un brano nuovo poi sarebbe fatto da contradaioli, avrebbe tutto un altro sapore».
Se la tua Contrada fosse un brano musicale quale sarebbe?
«Dopo la vittoria di luglio ti dico “C’è tempo” di Ivano Fossati. E’ una canzone d’amore che da tanta speranza. Parla di un innamoramento che si prolunga nel tempo, che dura oltre la vita. E’ un po’ quello che proviamo noi contradaioli. Inoltre in questa canzone si parla del Tempo Maggiore, quello più lungo, che alla fine premia le persone che se lo meritano, quelle con cui è in debito».
Emilio Mariotti