Che in preparazione del G7 in programma a maggio, a Messina, si svolga a Firenze il 30 e 31 marzo uno specifico G7 settoriale dedicato alla cultura è senz’altro una buona notizia.
Trattandosi di una tipo di riunione del tutto nuova prima di giudicarne il peso e valutarne i risultati sarà il caso di attenderne lo svolgimento e soprattutto di analizzarne le conclusioni. C’è un gran bisogno di concretezza in un ambito di interventi avvertiti sempre più come necessari. Il titolo scelto per l’incontro è vago e retorico: “Cultura come strumenti di dialogo fra i popoli”.
Le distruzioni, ad esempio che abbiamo visto e vediamo in Siria suscitano un’indicibile angoscia e mettono in luce l’impotenza che la comunità internazionale ha quando si tratta di impedire delitti di enorme portata. È fondamentale che si mettano in opera forme concordate di tutela in grado di contrastare la barbarie distruttiva che continua. La cultura potrà diventar “strumento” di dialogo solo se si moltiplicheranno esperienze comuni, scambi fruttuosi, confronti metodologici basato su solidi criteri scientifici. E questo per la “tutela” del patrimonio materiale. Al di là di tutto questo c’è da favorire una conoscenza autentica delle opere e dei linguaggi, ma non con mostre propagandistiche e di taglio pubblicitario. Più che le opere devono circolare le persone, devono essere istituiti laboratori e cantieri che servano a tutelare e far capire le culture – il plurale è d’obbligo – che caratterizzano la stria e il presente dei popoli. Se l’Italia che ha avuto un’idea così potenzialmente feconda riuscirà a far entrare l’appuntamento, come ha auspicato il sindaco di Firenze Dario Nardella, tra quelli canonici di questo tipo di incontri avrà contribuito significativamente le molte e differenziate questioni che vanno sotto il nome di cultura tra le priorità effettive che invetsono le politiche dei 7 e di tutti gli altri Paesi. “Stiamo lavorando – ha detto il ministro Franceschini – e vedremo quali saranno le conclusioni, ma la possibilità che ci sia un documento conclusivo comune in cui i Paesi del G7 si impegnano su una serie di temi importanti come la tutela del patrimonio, la cultura come strumento di dialogo, mi pare una cosa di cui l’Italia intera possa essere orgogliosa”.
Auguri di buon lavoro. E che gli obiettivi enunciati non si risolvano in una chimera come quella mitica installata a Palazzo Vecchio.
(nella foto di copertina: Dante Alighieri, tra i padri della cultura. Statua in piazza Santa Croce a Firenze).
Roberto Barzanti