Gabriele Veneziano racconta il 6 novembre 1943. Il fisico torna a Siena: “Ecco come hanno arrestato mio nonno Ubaldo, l’orologiaio di via Montanini”

Quando Gabriele Veneziano arriva al numero 35 di via della Diana, balza agli occhi il guizzo che i suoi occhi azzurri compiono come una dolorosa capriola, indietro nel tempo e nello spazio, in un mondo lontano: 82 anni fa, qui, i fascisti arrestarono Ubaldo Belgrado, suo nonno. Era la notte del 6 novembre 1943 e Gabriele Veneziano non si ricorda i fatti ma la memoria emotiva, insieme a tutto ciò che è stata la vita degli anni immediatamente dopo e il bagaglio della narrazione, hanno costruito un uomo che oggi ha raccontato – con il fratello Giuseppe, all’epoca dei fatti non ancora nato ma la madre era incinta – la storia di una famiglia distrutta dall’odio razziale. La storia di altri milioni di famiglie durante il secondo conflitto mondiale.

Gabriele è il primo nipote di Ubaldo Belgrado, arrestato quella notte del 1943 e assassinato ad Auschwitz nemmeno tre mesi dopo. Gabriele è anche uno dei fisici italiani più famosi nel mondo. “Sono un pensionato del Cern di Ginevra” dice sorridendo ma c’è una teoria sulla gravitazione quantistica che porta il suo nome. Una testa, un pensiero che hanno saputo guardare molto oltre. Un po’ come la sua idea sulla crisi in Medio Oriente e l’accordo che sembra a un passo

“Speriamo. Io ho appunto dato il mio passato di ricercatore anche in Israele e ho vari contatti con scienziati e so che è molto dura e tutti sperano che si arrivi a una soluzione il prima possibile. Effettivamente sembrerebbe che qualcosa si stia muovendo. E’ stata una tragedia da tutti i punti di vista. Purtroppo non posso essere troppo ottimista sul lungo termine, perché ho paura che tutta questa storia abbia esasperato i sentimenti e aiutato gli estremismi da entrambe le parti”.

Ma tornando a quella notte del 6 novembre 1943, i fascisti entrarono in casa e arrestarono solo suo nonno. Eppure c’era tutta la famiglia. Lui aveva 14 mesi e sua madre era incinta…

“Gli bastava prendere un rappresentante della famiglia, sapevano che i tedeschi erano a conoscenza del fatto che ci fossero ebrei in questa casa. In un certo senso è stato un miracolo perché ad altre famiglie non è andata altrettanto bene”

Ubaldo Belgrado era l’orologiaio di via Montanini. La sera del 5 novembre era uscito per giocare a carte con gli amici come faceva spesso e tornando verso le 22 disse alla moglie Annita che non capiva come mai tutte le strade fossero sbarrate. Verso le una di notte suonarono il campanello

“Lui prima era stato impiegato dal cognato Valek, Davide, che aveva un orologiaio e orefice in Banchi di Sopra. e poi si era messo in proprio, più che altro per accomodare orologi. Era molto stimato, a quanto pare”.

Quanto questa vicenda abbia segnato la vita di Gabriele Veneziano è lui stesso a precisarlo: molto è dovuto all’intervista rilasciata dalla zia Fernanda all’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme…

“In qualche modo può aver giocato nel senso che subito dopo essermi sposato decisi di partire in Israele per prendere un dottorato in fisica all’istituto Weizmann e diciamo fu da quegli anni lì che nacque un po’ diciamo una ricerca che poi ha portato a scoprire tutto questo”.

 

Katiuscia Vaselli