Dividerà, spaccherà in due le famiglie, taglierà il tonno a metà senza bisogno di un grissino. Comunque sia la nuova serie “I Medici” fa e farà parlare di sé. La coproduzione anglo- italiana, creata da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer, descrive l’ascesa della famiglia di banchieri a capo della città di Firenze, durante il XV secolo. La Rai si è impegnata molto, a livello produttivo, nella serie, con cui intende sfidare i prodotti internazionali e quelli targati Sky Italia.
Il protagonista, interpretato dal Rob Stark de “Il Trono di Spade” Richard Madden, è Cosimo de’ Medici, che nel 1434 fu eletto gonfaloniere della città di Firenze. In un continuo “avanti e indietro” temporale vediamo l’alternarsi di un Cosimo sognatore e artista, riottoso al destino da banchiere prospettatogli dal padre Giovanni, che ha il volto di Dustin Hoffman, e un Cosimo adulto, normalizzato e fine politico. In quest’ultimo ruolo si fa portavoce degli interessi della classe emergente dei mercanti e dei banchieri, in conflitto con le antiche famiglie nobiliari fiorentine.
I primi dati dell’auditel parlano di 7,6 milioni di spettatori, per uno share del quasi 30%. Se questi numeri venissero confermati nei prossimi appuntamenti la scommessa della Rai sarebbe vinta.
Ora arriviamo al sodo, in un personalissimo gioco, tra il serio e il faceto, per individuare cosa funziona e cosa meno nella serie:
Cosa funziona
– Porta attenzione su un periodo storico fondamentale per l’Italia e la storia mondiale.
– Il dualismo fra la classe mercantile-bancaria e i nobili sembra essere ben tratteggiato.
– Miriam Leone in déshabillé.
– Ha fatto resuscitare il povero Rob Stark, dopo che lo avevamo lasciato ne “Il Trono di Spade” alquanto morto. Non solo, il suocero di Cosimo è interpretato da Walder Frey, cioè lo stesso che, nella serie fantasy, sarebbe dovuto diventare suocero di Rob e che l’uccide alle nozze, visto che lo Stark non voleva più sposarsi con sua figlia. Un “Beautiful” cross-seriale.
– La fotografia è di livello superiore alle produzioni Rai e Mediaset, anche se è indietro e troppo neutra rispetto a quella di opere come “True detective” o di “Gomorra”. Partendo però dall’ ‘Onore e il Rispetto’ in viale Mazzini hanno scelto la politica dei piccoli passi.
– Se non è il primo esempio di computer grafica in una serie italiana (anche se coprodotta) poco ci manca. Certo non è un film sui supereroi della Marvel e si vede.
– Vedere una tetta in prima serata su RaiUno, e pure in Hd, dà sempre una certa sensazione di proibito.
– I set senesi, come la Val d’Orcia, Bagno Vignoni e Montepulciano battono in quanto a presenza e riconoscibilità quelli fiorentini.
Cosa non funziona
– Seppur di livello superiore rispetto alle fiction Rai classiche, i dialoghi sono un po’ banalotti. La caratterizzazione dei personaggi è più incentrata su quello che fanno o non fanno rispetto a quello che dicono.
– La colonna sonora a volte parte in momenti in cui non ci incastra nulla.
– Non hanno mai mangiato il lampredotto in tutte e due le puntate.
– Il flashback “vent’anni prima” a volte manda in confusione lo spettatore.
– Si parla di battaglie e non si vedono. Visto che stanno chiudendo molti ippodromi nel Bel Paese, la produzione avrebbe potuto trovare centinaia di cavalli usabili e a poco prezzo per replicare un epico scontro. Le battaglie raccontate e non fatte non valgono. Come le conquiste amorose.
Strane analogie
– L’esponente della famiglia de’ Bardi che accetta il matrimonio della figlia in cambio della cessione di crediti inesigibili sembra essere nella stessa condizione di un dirigente MPS.
– Cosimo de’ Medici che decide di costruire la cupola del Duomo di Firenze, seguendo il progetto del Brunelleschi, per dare lavoro sembra una via di mezzo tra il Roosvelt del New Deal e il Renzi del ponte sullo stretto di Messina.
Domanda irrisolta
– Ma sull’uva mangiata da Giovanni de’ Medici e che lo uccide sarà stato dato il ramato?
Emilio Mariotti
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