Il 17 aprile 1938, era il giorno di Pasqua e un gruppo di giovani legionari senesi che si trovava nel villaggio di Ambaciara in Etiopia, per mitigare la nostalgia di casa, decide di organizzare un Palio straordinario. Vengono rispettate tutte le fasi: estrazione delle contrade, assegnazione, corsa, e tutti i regolamenti vigenti a Siena, sole che, non avendo cavalli, la carriera venne fatta con i muli e l’Oca si aggiudicò il primo Palio d’Africa. L’avvincente racconto di questo Palio venne narrato ne “Il Telegrafo” da Dino Corsi, nicchiaiolo, giornalista e corrispondente dall’Africa.
Bisogna ricordare, però, che questo non fu nemmeno il solo caso: già nel 1936, ad esempio, i legionari di Asti avevano organizzato un Palio con gli asini. Per quanto riguarda Siena, fu nuovamente corso un Palio in Africa il 16 agosto 1943, in un campo di smistamento di prigionieri (lo narra in un’avvincente cronaca de “Il Mortaretto” Bruno Tanganelli, in arte Tambus e lo racconta anche da Alessandro Falassi ne “La terra in Piazza”). All’interno del campo di smistamento n. 203, con mezzi di fortuna, venne dipinto il Palio, fatte le coccarde e le spennacchiere, fatti i costumi (di carta o pezzi di stoffa) per il corteo storico sono pronti per disputare la Carriera.
Il 16 agosto una specie di campana cominciò a suonare di continuo, poi una ventina di uomini iniziarono a marciare a passo di parata intorno ad un’immaginaria piazza a forma di conchiglia. Poi una decina di questi, che indossavano delle specie di spennacchiere, si misero a correre per tre volte intorno alla stessa piazza immaginaria. Vinse il “rappresentante” del Bruco, Ferdinando Firmati, che ricevette il drappellone e, chissà come, ci fu pure del vino per celebrare la vittoria, mentre il mortaretto venne fatto con una stagna di benzina, naturalmente vuota. Per i colori della Giraffa correva proprio Tambus.