Il 29 marzo 1799 entra in Siena, guidato dal generale Vignolle, il primo nucleo dell’esercito francese composto da 500 fanti e 50 usseri a cavallo; ormai il governo granducale toscano é rovesciato con la capitolazione di Firenze. Ad attenderli a porta Camollia c’é una folla di giacobini, israeliti, democratici e repubblicani, che li ritengono i “salvatori dei popoli, i liberatori d’Italia”.
Inizia così l’occupazione francese di Siena, i cui primi atti ufficiali portano Persio Martelli al comando della Guardia Nazionale e l’intendente Francois Abram all’incarico di Commissario Delegato per Siena e il suo territorio. L’intento iniziale degli occupanti fu quello di mostrarsi poco rigorosi, giocando la carta delle feste e del divertimento, dell’organizzazione di avvenimenti ludici e rappresentazioni teatrali, spesso smaccatamente propagandistiche ma decisive per inculcare i principi rivoluzionari. Il 7 aprile fu festeggiato solennemente l’innalzamento dell’albero simbolico della libertà in piazza del Campo. Erano presenti tutte le autorità e gli impiegati d’ogni ordine, con le Contrade e le rispettive bandiere, il clero, “il cittadino Arcivescovo ed i deputati della Nazione Ebrea, tutti portando in fronte scolpita la serenità del cuore e la letizia” e il commissario Abram prometteva che “avrebbe travagliato con i Senesi, tanto nella città, come nella provincia, alla rigenerazione della loro antica libertà”.
Con il trascorrere dei giorni però la più cocente delusione si sostituì all’entusiasmo: ben presto cominciarono infatti le violenze da parte dei soldati, le estorsioni e le spoliazioni d’ogni genere, come il trafugamento di molti capolavori artistici e di manoscritti rari.
di Maura Martellucci e Roberto Cresti