Abbracciato da alti cipressi, il Castello di Strozzavolpe si innalza con la sua alta torre su una collina isolata, posta di fronte a Poggibonsi. Questa rocca, esisteva già nel XIII secolo, appartenne prima ai Salimbeni e poi agli Adimari che tanta parte ebbero nella storia di Firenze. Nel secolo scorso fu radicalmente restaurato, ma sembra che l’edificio attuale riproduca abbastanza fedelmente quello originale.
Il luogo dove sorge il castello è isolato e solitario e ciò contribuisce a donargli una particolare atmosfera, carica di presagi e adatta ad evocare oscure presenze. Non a caso intorno al castello fioriscono numerose leggende, come quella di una volpe diabolica dall’alito di fuoco che impediva la costruzione della fortezza, terrorizzando uomini e soldati. Il marchese Bonifazio, vide l’animale che si stava arrampicando su un albero e con un laccio la strozzò. Il mago di corte però predisse, che il maniero sarebbe esistito fino a quando il corpo maledetto della bestia si sarebbe conservato. Fu per questo che il castellano riempì la pelle della fiera con oro fuso e la nascose nelle mura della torre. Secondo una tradizione, ancora oggi, nelle notti di luna piena, intorno agli alberi secolari, si aggira l’ombra della volpe infernale. Un altra leggenda narra inoltre, che colpi sordi e rumori di catene si odano nella foresteria del castello e che si sentirebbero addirittura i lamenti di Cassandra, una bella dama infedele, che il marito fece murare viva insieme all’amante. Mentre i due morivano lentamente di fame il padron di casa, per rendere ancor più spietata la vendetta, gozzovigliava nella stanza accanto con gli amici.
Infine in questo luogo carico di mistero non poteva mancare la leggenda di un tesoro e, in effetti, nell’archivio del castello, si trova un manoscritto che indicherebbe l’ubicazione di numerosi forzieri colmi l’oro e di gioielli ma purtroppo indecifrabili.
A dire il vero, secondo Giorgio Batini, a Strozzavolpe fu casualmente trovato un tesoro da un muratore impegnato in certi lavori di restauro. Un giorno, infatti, fu scoperto da al uni lavoratori un solco murato di fresco, aprirono qul pezzo di muri e all’interno trovarono una cassa aperta e vuota. Nel frattempo fu notata l’assenza improvvisa di un operaio che per lungo tempo aveva lavorato al castello. Si fecero numerose ricerche ma non si trovarono tracce né di lui né della sua famiglia.
Gabriele Ruffoli