Da quando è cominciata l’impresa della raccolta di firme, prima per bellezza@governo.it e poi per “I Luoghi del Cuore” del Fai, mi è capitato di passare diverso tempo a rispondere a mail che mi chiedevano o esprimevano pareri, che testimoniavano interesse o domandavano delucidazioni. Così mi sono fatto un’idea sommaria di chi è stato interessato dal progetto di un recupero del padiglione Conolly e come prima puntata della campagna stampa che Siena News ha deciso, bontà sua, di commissionare per sostenere il progetto, ho pensato di riportare queste mie riflessioni che rispondono alla domanda: a chi interessa recuperare il Conolly? chi si è preso fino ad oggi la (piccola) briga di firmare?
Per primi coloro che ci hanno lavorato (non solo proprio lì, ma più in generale dentro l’ospedale) e ricordano ancora con nostalgia il vecchio manicomio come istituzione potente, forte nella sua dimensione autarchica, oppure, ma è quasi lo stesso, i loro figli e figlie che hanno sentito dai genitori parlare di quelle storie. Forse molti di loro non hanno valutato la chiusura dell’Ospedale Psichiatrico (per tutti O.P.) come grande passo in avanti e hanno anche osteggiato la legge Basaglia che la ordinava. Che peccato – hanno pensato – perdere tutta quella cultura, quell’esperienza!
E non sopportano, proprio non riescono a guardare il grande San Niccolò ridotto in quello stato pietoso.
Poi tutti quelli che, sempre addetti ai lavori, si trovavano esattamente sul fronte opposto e magari hanno cercato di lottare per andare verso la chiusura del manicomio, considerato, specialmente nei suoi ultimi anni, incapace di curare nessuno. Ma proprio per questo non intendono perdere la memoria di quello che avveniva là dentro, delle persone che per loro sfortuna hanno lì passato la vita, e in specie in quel padiglione, e anzi vogliono che resti traccia perché qualcosa del genere non avvenga più, mai più.
Poi ho conosciuto diverse persone che, a vario titolo, hanno attraversato la seconda breve vita del Conolly. Quindi professori, studenti, laureati della facoltà di Ingegneria che magari nella grande aula prima abitata dai poveri “matti”, hanno vissuto momenti di tensione per gli esami ma anche momenti belli per il raggiungimento di un risultato importante. La loro indignazione nasce dal non riuscire a credere che nel giro di soli pochi anni tutto si sia ridotto in quello stato indecente.
Tutte le categorie precedenti, sia pure con diverse motivazioni, hanno votato numerosi e come molti mi hanno scritto “convintamente”. Ancora di più da quando il rettore dell’Università degli Studi di Siena ha mandato in giro un invito a farlo. Invito utilissimo alla causa e comprensibile, visto che diverse importanti facoltà hanno ereditato quei luoghi e certo non gradiscono avere accanto alla propria sede di lavoro un rudere, nemmeno fossimo ancora nel primo dopoguerra.
Poi ci sono tutti quelli che ancora sono incerti o ignari e che secondo me dovrebbero votare, perché – mi chiederete – e chi sono?
Per esempio coloro che pur legittimamente poco interessati alle vicende psichiatriche non dovrebbero più sopportare che dentro la cinta muraria, a pochi passi dal centro che più centro non si può, esista un edificio tenuto in quello stato, uno stato che finisce per dare di Siena un’immagine francamente molto brutta. Dovrebbero votare, secondo me, proprio dopo aver riflettuto sul fatto che il Conolly invece rinvia a un periodo storico e architettonico del tutto diverso. Un’età nella quale Siena fu, per esempio, capace di legare alle proprie vicende, per quasi trent’anni, un architetto come Francesco Azzurri che va considerato come un archistar di quei tempi, quasi un Renzo Piano attuale. Dovrebbero firmare dopo aver saputo che si riuscì nel giro di pochi anni a dotare l’ospedale e la città di un edificio particolarissimo di cui, in tutta Italia, oggi non esistono altri esempi e che adesso rischiamo di perdere per sempre. Quante differenze emergono e quante riflessioni ancor prima di entrare (come faremo nelle prossime puntate) nel merito della storia del padiglione Conolly!
E forse dovrebbero votare anche quelli che pensano che Siena si potrebbe dotare di altri poli turistici oltre a quelli frequentatissimi del Duomo, della Piazza del Campo per attrarre anche un turismo diverso che non ritenga che Siena sia rimasta ferma al Trecento e ai fondi oro di Duccio di Boninsegna, un turismo che, ne sono certo, sarebbe interessato anche ad altri temi culturali che potrebbero trovar sede nel vecchio Conolly.
E per finire, dovrebbero votare tutti quelli che sono rimasti scottati dalla gara di Siena Capitale della Cultura. Forse la carta del Conolly, e di un progetto serio del suo recupero, poteva essere giocata proprio in quella partita che sappiamo tutti com’è andata.
Allora perché Siena non perda ancora una volta in una gara in cui conta, essere coscienti delle proprie ricchezze, spero che in questo scorcio di estate e di autunno (la raccolta delle firme dura fino al 30 di Novembre) molti senesi, quasi tutti, direi, si decidano a firmare per mandare avanti, molto avanti la candidatura del padiglione Conolly come luogo del Cuore 2016.
Si vota online su questo link http://iluoghidelcuore.it/luoghi/87949 oppure richiedendo il modulo cartaceo per far firmare amici e parenti All’Orto de’ Pecci (raggiungibile a piedi da via di Porta Giustizia e in auto entrando dall’ex Ospedale di San Niccolò), presso la Libreria Monndadori (via Montanini112) e presso la gelateria “Il Masgalano” (via della Sapienza 47).
Andrea Friscelli
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